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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2012 alle ore 14:16.

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Il ciclone Ibra è tornato. Tre gol. Uno per ogni giornata di squalifica scontata tra le polemiche. Tutta la frustrazione scaricata con forza nella rete della prima vittima sacrificale disponibile, il Palermo. Ne ha fatti quattro il Milan al Barbera, il carico ce lo ha aggiunto Thiago Silva quando ormai la partita era più che in pugno.

E questa volta sono punti pesanti, pesantissimi, perché Madama Juve ha ‘toppato', inanellando l'ennesimo pareggio casalingo, fermata dal Chievo e vittima della sua stessa involuzione. Rossoneri a +3 in attesa della classifica-verità che sarà determinata solo mercoledì dopo il recupero che i bianconeri disputeranno sul campo del Bologna. Allora sì, stabilite le distanze reali e non virtuali, potremo cominciare veramente a fare i primi conti in tasca al campionato, senza dimenticare che in caso di arrivo in volata, a pari punti, la squadra di Conte è avvantaggiata dagli scontri diretti. Al Milan servirà un passettino in più per avere la meglio sui bianconeri ma il confronto sullo stato dell'arte oggi vira prepotentemente in rossonero. Indipendentemente dalla più smagliante forma degli uomini di Allegri, ieri sottolineata anche da un colpevole Palermo, il Milan conserva una miglior qualità individuale rispetto alla contendente. La Juve è sempre uguale a se stessa, tenta di compensare una qualità inferiore con performance atletiche di grande livello ma quando.

Trucco che funziona quando si gioca a ritmi altissimi ma se, come accaduto ieri, viene aggredita da un Chievo aggressivo e tatticamente ben organizzato, la Juve palesa tutte le sue pecche, in primis la difficoltà di segnare degli attaccanti. Infine, ‘last but not least' non esiste tra i bianconeri un uomo in grado di spostare gli equilibri come li sposta Ibra. Il Milan ha più volte dimostrato di non esserne totalmente dipendente quando manca, ma quando c'è è senza dubbio il miglior valore aggiunto che si possa desiderare. Grandi colpe del Palermo, dicevamo, e grandi meriti Chievo. Al Barbera non c'è partita. Mutti presenta una squadra rabberciata in difesa, orfana dell'infortunato Silvestre e dello squalificato Balzaretti, ma soprattutto poco cattiva e troppo generosa nel lasciare spazi in generale alle incursioni del Milan ma soprattutto al mostro che non si fa pregare e punisce senza pietà e in 35' sigilla la partita. Alla conta di Allegri ne mancano undici, una squadra intera, ma non se ne accorge nessuno anche se i nomi sono quelli di gente come Cassano, Pato, Boateng, Gattuso, Seedorf, Nesta, Mexes e via dicendo.

E' comunque un Milan brillante, completo, avvolgente, con seconde linee all'altezza e perfettamente intercambiabili alle prime. Quadrato e slido dietro, sontuoso davanti dove Emanuelson si piazza alle spalle di Ibra e Robinho, anche lui in gran forma. Il Palermo invece da metà campo in giù è un colabrodo, in attacco ci prova ma lo fa con poca convinzione e la coppia Budan-Miccoli non nuoce. Prova a farlo Barreto dal limite, ma il tiro è centrale. Nessuna ulteriore concessione. Il Milan parte alla carica e al primo errore punisce il Palermo. Mantovani regala praticamente a Muntari la palla da servire a Robinho che a sua volta serve Ibra per il gol d'esterno dell'1-0. Alla mezz'ora lo svedese è di nuovo protagonista con una finta ipnotica e il secondo ko del portiere rosanero. Ma il repertorio non è finito. C'è un altro colpo in canna e stavolta Viviano viene steso con un gran tiro dal limite che si insacca alla sua sinistra.

Giornata nera per la retroguardia del Palermo ma il portiere merita quanto meno un elogio per aver evitato un passivo più umiliante. Sventa infatti il quarto gol di Ibra da distanza ravvicinata sul finale di tempo e due pericoli a inizio ripresa. Ancora una volta degno di nota l'ingresso di El Shaarawy.Viviano gli nega la gioia del gol ma il Faraone serve l'assist vincente a Thiago Silva che di testa schianta definitivamente i padroni di casa. Solo il quarto gol sembra placare la fame rossonera. Da lì in poi il pensiero è rivolto alla gara di martedì a Londra, contro l'Arsenal. Sui due piatti della bilancia il largo vantaggio di quattro gol ma anche la grande emergenza per le assenze a centrocampo (anche Emanuelson rischia di non recuperare in tempo).

A Torino intanto a Mimmo Di Carlo riesce ciò che riuscì a Sannino qualche settimana fa. Imbrigliare la Juve, costringendola a giocare al di sotto dei suoi ritmi abituali. Così i bianconeri inanellano il quarto pareggio in cinque partite. Restano imbattuti dall'inizio della stagione ma 12 pareggi cominciano ad essere ingombranti e rischiano di compromettere l'ottimo lavoro svolto fin qui. Basti ricordare il precedente del Perugia di Castagner che nel campionato1978/ 79 chiuse il campionato imbattuto senza vincere lo scudetto. Troppi i punti persi, soprattutto in casa e con squadre non irresistibili come Bologna, Cagliari, Chievo, Siena. Ha sempre miglior difesa del torneo ma ha il grande limite di segnare poco soprattutto con gli attaccanti. Anche ieri infatti sul tabellino alla voce marcatori è finito un difensore. Di Carlo ieri, tra l'altro, ha ben ingabbiato Pirlo alternando sulla sorgente di gioco bianconera marcature efficaci. E' una Juve un po' rivoluzionata quella schierata all'Olimpico con un 4-4-2 iniziale con Padoin e Giaccherini esterni di centrocampo e Pirlo e Marchisio centrali.

Contestatissimo il gol del vantaggio. Le immagini al rallenty mostreranno infatti il fuorigioco impercettibile di De Ceglie al momento dello stacco vincente, al 17': punizione di Pirlo, deviazione di Chiellini, palo e gol. Anche la Juve però ha le sue recriminazioni da fare. Il gol del pareggio infatti è siglato da Dramè (con deviazione di Bonucci) graziato in precedenza dal direttore di gara che gli ha risparmiato il secondo giallo che gli sarebbe valso la doccia anticipata. Detto questo la Juve ci prova fino in fondo, cambia anche modulo e si schiera a tre dietro con i cambi di Barzagli (infortunato) per Bonucci e Marchisio che lascia il posto a Caceres ma gli unici fastidi per Sorrentino arrivano da conclusioni da lunghissima distanza e il portiere gialloblù non perde mai il controllo della situazione. Vedremo se Conte mercoledì saprà invertire la tendenza e riagganciare il Milan in vetta.

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