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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 16:08.

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Quattro poliziotti delle volanti della Questura di Bologna arrestati dai colleghi della Squadra Mobile con le accuse di sequestro di persona, lesioni aggravate e, per due di loro, anche rapina. Sembra la sceneggiatura di una puntata di "The Shield", il telefilm americano in cui un gruppo di poliziotti newyorkesi taglieggia spacciatori e malviventi imponendo una propria legge.

Cambia l'ambientazione: non ci sono ghetti e grattacieli, ma vicoli e Due Torri. Non è New York è Bologna a fare da sfondo a questa storia iniziata lo scorso 20 ottobre con la telefonata di un piccolo spacciatore tunisino a un agente della Squadra Mobile, a cui racconta di essere stato derubato e privato dei documenti da due poliziotti. L'uomo, irregolare e con precedenti, era stato bloccato assieme a un connazionale da una volante in una zona periferica della città per un controllo di routine. Solo che di ordinario in quel controllo non c'era stato niente, visto che ai due erano stati portati via, dalla coppia di poliziotti, circa 650 euro in contanti e i documenti.

Poche ore dopo le vittime della rapina si erano presentate in Questura, all'ufficio denunce dove un agente in servizio li aveva pregati di aspettare l'arrivo dei poliziotti della volante che volevano denunciare. Evidentemente spaventati, i due tunisini se ne sono andati e uno ha alzato il telefono per raccontare il fatto all'agente della Mobile dalla cui segnalazione è partita l'indagine che, conclusasi oggi, ha portato all'arresto degli assistenti capo Francesco Pace e Giovanni Neretti e dei due agenti scelti Alessandro Pellicciotta e Valentino Andreani.

Le indagini guidate dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e coordinate dal Capo della Squadra Mobile Fabio Bernardi, sono prosueguite e hanno accertato un altro grave episodio che ha visto coinvolti tutti e quattro gli agenti. Nella notte del 12 ottobre, a venti giorni dal primo episodio, infatti la stessa volante è stata chiamata alle 4 del mattino in un bar della periferia cittadina dove un altro tunisino ubriaco stava molestando i clienti. Caricato sull'auto, mentre era arrivata anche una seconda volante di rinforzo, l'uomo è stato rapinato di 900 euro in contanti e portato in campagna dove è stato fatto scendere dall'auto, picchiato a sangue (nel pestaggio ha tra l'altro riportato una lesione a un timpano) e abbandonato in un fosso.

Ripresosi ha chiesto aiuto in una abitazione vicina da dove la proprietaria ha chiamato i carabinieri. Nessuna segnalazione però è stata fatta dai militari. Il giorno successivo l'uomo, esattamente come i suoi due connazionali, è andato all'ufficio denunce della Questura dove, in maniera più o meno velata, è stato invitato a riflettere bene prima di sporgere denuncia. Per fortuna sua la Squadra Mobile aveva già avviato l'indagine che ha aperto le porte del carcere per tre agenti: il quarto è stato ricoverato all'ospedale Sant'Orsola perché, quando in mattinanta i colleghi sono andati ad arrestarlo a casa, ha accusato un malore.

«Queste cose fanno molta tristezza», ha commentato il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, già commissario prefettizio per 15 mesi a Bologna. «Dà tristezza accorgersi che esistono problemi di questo genere, reati così squallidi come questo». Infine, da parte del ministro un elogio e un attestato di stima a chi ha condotto le indagini: «C'è anche molta gratitudine per i magistrati, diciamo alla magistratura di lavorare con serietà perchè noi siamo sempre dalla parte delle regole».

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