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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 17:07.

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Elsa Fornero e Viviane RedingElsa Fornero e Viviane Reding

Lo spreco di talento femminile che i dati mettono in evidenza inizia in realtà il giorno dopo la laurea, e, più in generale, si pensa prima a un uomo che a una donna per incarichi dirigenziali, come mostra la struttura dirigenziale delle imprese europee, dove la maggioranza è, in media, nettamente maschile. La progressione di carriera delle donne andrebbe osservata con particolare attenzione a ogni livello, vista la dispersione di talenti e quindi di efficienza per l'intera economia. Spesso le donne mancano di esperienza dirigenziale, ma questa è peraltro una conseguenza della scarsa valorizzazione del loro talento lungo il percorso lavorativo. Se si vuol dare spazio alle capacità personali inutilizzate bisogna dare spazio alle donne, dal momento che, dati alla mano, si sprecano molto più talenti femminili che talenti maschili.

In questi tempi difficili per la nostra economia – mentre affrontiamo la doppia sfida di una popolazione sempre più anziana e un'insufficienza di competenze professionali – diventa più che mai importante approfittare delle conoscenze e della bravura di ciascuno. Ci sono almeno quattro ragioni per aiutare le donne a conquistare più spazio.
Le ragioni economiche vanno collocate al primo posto: una maggior presenza femminile nel mercato del lavoro è un fattore importante per migliorare la competitività dell'Europa, che ci permetterà di raggiungere l'obiettivo di un livello di occupazione del 75% degli adulti. Ci vogliono fondamenta forti e resistenti per costruire una piramide. I governi hanno la responsabilità di migliorare e facilitare l'equilibrio tra vita e lavoro, in modo che famiglia e carriera non siano incompatibili, ma anzi si rafforzino a vicenda. In Italia, per esempio, il Governo sta valutando alcuni interventi specifici nell'ambito della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, orientati alla parità fra generi nei diritti e dei doveri, e conseguentemente, a aumentare il tasso di occupazione femminile.

In secondo luogo, la presenza femminile nelle "stanze dei bottoni" è importante anche da un punto di vista puramente imprenditoriale: un numero sempre crescente di studi dimostra inequivocabilmente l'esistenza di un legame tra tale presenza nei consigli di amministrazione e la performance finanziaria. Tra gli altri, un rapporto della McKinsey ha messo in rilevo che le imprese in cui sussiste una parità di presenza in consiglio di amministrazione realizzano in media il 56 per cento in più di profitti rispetto a quelle il cui consiglio di amministrazione è composto soltanto da uomini. Ernst & Young ha invece analizzato le 290 maggiori società quotate in borsa: i profitti di quelle che annoveravano almeno una donna nel proprio consiglio di amministrazione superavano in maniera considerevole quelli i cui consigli non avevano presenza femminile.

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