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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 17:07.

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Elsa Fornero e Viviane RedingElsa Fornero e Viviane Reding

In terzo luogo, alcuni Stati membri dell'UE hanno cominciato ad introdurre per legge le cosiddette "quote rosa". Il gruppo dei pionieri da questo punto di vista comprende il Belgio, la Francia, l'Italia, l'Olanda e Spagna. Altri come la Danimarca, la Finlandia, la Grecia, l'Austria e la Slovenia hanno adottato regole di equilibrio di genere nelle sole imprese statali. Si tratta di disposizioni nuove che possono costituire una sfida per chi opera contemporaneamente in più Paesi. Per esempio, un'impresa sarà sottoposta a regole nazionali differenti se vuole partecipare alle gare di appalti pubblici.

Il quarto motivo è il massiccio sostegno degli Europei a un maggior equilibrio tra i due sessi. In un recente sondaggio (Eurobarometro), realizzato a livello continentale, l'88 per cento degli intervistati indica chiaramente che, a parità di competenza, le donne hanno diritto ad una pari rappresentanza nei posti di comando. Tra gli intervistati italiani, la percentuale è molto prossima alla media, ossia dell'87 per cento. In Europa, del resto, politici, studiosi e imprenditori appaiono ben consapevoli delle potenzialità manageriale delle donne. Questo rappresenta un importante passo in avanti.
Pertanto, quali sono le prospettive? Un anno fa, la Commissione europea, il Parlamento europeo e i ministri di diversi Paesi membri hanno spronato le società quotate a garantire su base volontaria un maggiore equilibrio tra uomini e donne. Ai loro amministratori delegati è stato richiesto di sottoscrivere l'"Impegno formale per un maggior numero di donne alla guida delle imprese europee", al fine di aumentare la partecipazione femminile ai vertici aziendali portandola al 30 per cento nel 2015 e al 40 per cento nel 2020. Finora, però, solo 24 di loro lo hanno fatto.

Ecco perché la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica per individuare una possibile azione a livello UE per correggere gli squilibri. Possiamo continuare a contare sull'auto-regolamentazione? Servono regole vincolanti sulle quote come quelle introdotte in vari Paesi europei? Avremo forse bisogno di un approccio coordinato o, addirittura, armonizzato a livello europeo? Le quote si devono applicare a tutte le società oppure è preferibile iniziare prima dalle più grandi?
Infrangere la barriera di cristallo per la partecipazione delle donne ai vertici decisionali nelle imprese è una sfida per tutta l'economia europea. Non possiamo più permetterci di disperdere il talento femminile. Scoraggiare le donne e non dar loro la possibilità di usare appieno le loro potenzialità potrebbe costarci caro in termini di crescita e sviluppo. In tempi difficili e pieni di sfide, la posta in gioco è troppo elevata per mantenere lo status quo. E' arrivato il momento di agire, con determinazione.

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