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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 16:04.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2012 alle ore 13:31.

Alfano non va, salta incontro tra Monti e i segretari della maggioranzaAlfano non va, salta incontro tra Monti e i segretari della maggioranza

Nervosismo alle stelle nella maggioranza che sostiene il governo Monti. Le incomprensioni e i sospetti incrociati, fino a oggi restati sotto traccia, sono usciti per la prima volta allo scoperto e hanno fatto saltare il previsto vertice tra il premier e i tre segretari Alfano, Bersani e Casini. «Rinviato a data da determinarsi, la prossima settimana» ha spiegato lo stesso Monti dopo che Alfano aveva fatto sapere che avrebbe disertato l'incontro.

Monti ha subito gettato acqua sul fuoco, ma non è riuscito a spegnere tutte le polemiche che, al termine della giornata, avevano investito tutti i partiti e anche un paio di ministri. Il premier ha perso atto dell'appuntamento saltato e ha assicurato di non prevedere conseguenze «per l'operatività del governo a breve, medio e lungo termine»: la collaborazione tra partiti e governo, ha aggiunto, non si è «incrinata».

Tentando di circoscrivere l'accaduto alla normale dialettica tra forze politiche, Monti ha spiegato che l'annullamento dell'incontro con i segretari è dipeso da «ragioni inerenti ai rapporti tra i tre principali partiti». Ma questa è solo una parte della verità: in realtà a far saltare la mosca al naso del pdl è stato il ministro della Giustizia Paola Severino, che martedì ha avuto un incontro con i soli Casini e Bersani. Inutile dire che lo stato maggiore del pdl è andato su tutte le furie, sospettando che il ministro avesse chiuso accordi con il Pd e il Terzo Polo. «Alcuni tecnici dimostrano un'imperizia superiore all'accettabile, muovendosi in modo goffo e non equilibrato», ha commentato acido Maurizio Gasparri, seguito da molti altri esponenti del pdl. Severino si è difesa, assicurando che l'incontro con Bersani e Casini è stato «casuale e molto breve» e di aver comunque informato Alfano di quanto si era discusso.

All'incidente della Severino si è aggiunto il menù del vertice con Monti, che il Pdl ha giudicato troppo indigesto: non si sarebbe parlato solo di provvedimenti economici ma anche di due temi spinosi come la rai e la giustizia, con particolare riguardo al ddl anticorruzione che il Pd vorrebbe inasprire. «Ci eravamo sbagliati a credere che i problemi degli italiani riguardassero l'economia», è stato il commento sarcastico con cui Alfano ha spiegato la decisione di dare forfait. «Se lì mi devo incontrare per soddisfare la sete di poltrone Rai o per far restare unito Bersani e Vendola e Di Pietro sulla giustizia sarebbe il teatrino della politica». Detto fatto: Alfano ha alzato il telefono e ha comunicato a Monti che non si sarebbe fatto vedere. «Atteggiamento incredibile», ha commentato Bersani appena saputo della decisione del segretario pdl. Per stemperare i toni, Alfano ha assicurato che la fiducia verso il governo è immutata e che «il pasticcio di oggi non è responsabilità di Monti». Ma ormai il pasticcio era fatto.

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