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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2012 alle ore 06:39.

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L'assegno definitivo per il salvataggio della Grecia. Un nuovo giro di valzer nel tentativo di rafforzare l'Esm, il fondo salva-Stati permanente europeo. Ma anche il caso-Italia, neo studente modello contrapposto all'allievo indisciplinato di Madrid.
Saranno queste le battute principali del copione dell'Eurogruppo in scena oggi pomeriggio a Bruxelles. Domani la riunione si allargherà poi a tutti i 27 Paesi della Ue per il primo dibattito ufficiale sulla Tobin tax e il possibile via libera a una misura senza precedenti: la parziale sospensione dei fondi strutturali all'Ungheria, rea di aver sforato i parametri di bilancio. Sempre domani i riflettori saranno accesi sull'incontro tra il premier Mario Monti e il cancelliere tedesco Angela Merkel a Roma.
Dopo il test superato con gli obbligazionisti privati la settimana scorsa – che ha permesso di sbloccare 35,5 miliardi di euro per sostenere lo scambio di debito della Grecia – i ministri dell'Eurozona sono chiamati oggi a dare l'ok ai restanti prestiti per 94 miliardi. In tempo per il 20 marzo, quando scadono bond ellenici per 14 miliardi. Le basi poste per il salvataggio della Grecia riusciranno a convincere Germania e Finlandia, da sempre contrarie, della necessità di dotare l'Esm di spalle più larghe per affrontare possibili nuove emergenze? Secondo gli economisti interpellati la riunione di oggi non sarà risolutiva. La soluzione di compromesso più probabile riguarda la combinazione delle forze già previste: i 250 miliardi non utilizzati dell'Efsf da sommare ai 500 miliardi destinati all'Esm, che sarà operativo da luglio.
Un accordo sembrava vicino già a inizio marzo. Ma un vertice dei leader dell'area euro per il rush finale è stato poi cancellato per le contrarietà di Berlino. Il tempo stringe: una decisione deve essere presa entro la prossima riunione del G20 di aprile, che vuole vedere lo "sforzo" europeo prima di aumentare il suo contributo al fondo Eurozona dell'Fmi. A più riprese, però, i leader Ue hanno posto l'accento sul fatto che il mese di marzo ha 31 giorni, senza vincolarsi a una precisa data. E a dare una mano all'agenda è anche una riunione informale già fissata per il 30 e 31 marzo.
«Non mi aspetto una decisione definitiva oggi – sottolinea l'economista di Royal Bank of Scotland, Silvio Peruzzo – ma piuttosto piccoli passi in vista di un'intesa. È probabile che le varie delegazioni si decidano finalmente a scoprire le carte mostrando le loro posizioni ufficiali. Il buon risultato raggiunto con lo swap delle obbligazioni in mano ai privati – aggiunge Peruzzo – potrebbe contribuire a rendere un po' meno scettici i Paesi ancora contrari».

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