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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 08:02.

ROMA - Resta Silvio Berlusconi il parlamentare più ricco, che con i suoi 48 milioni, otto in più dell'anno precedente, guida la classifica dei redditi 2010 (contenuti nelle dichiarazioni 2011) che Camera e Senato hanno reso pubblici ieri. Dopo i ministri, che hanno messo in chiaro la propria situazione patrimoniale il 21 febbraio scorso, ora è la volta di onorevoli e senatori.
E se Montecitorio batte Palazzo Madama in quanto a "censo" dei propri componenti, anche se non nel caso dei due presidenti, il Popolo della libertà resta di gran lunga il partito che tra le sue fila annovera i politici più abbienti.
I più ricchi a Montecitorio
Sul podio, insieme all'ex premier, altri due deputati del Pdl: Amato Berardi – eletto nella circoscrizione estero America settentrionale e centrale – con poco più di 3 milioni e Antonio Angelucci che però perde in un anno 4,5 milioni, dichiarandone appena 1,7.
I Paperoni del Parlamento siedono dunque a Montecitorio, visto che per trovare il più ricco a Palazzo Madama bisogna scendere fino al settimo posto dove – dopo Donato Bruno (Pdl), presidente della Commissione Affari costituzionali con 1 milione e 751mila euro e i due deputati Fli Giulia Buongiorno (1,72 milioni), presidente della Commissione Giustizia, e Giuseppe Consolo (1,6 milioni) – c'è il premier Mario Monti, che da senatore a vita ha dichiarato 1,5 milioni.
Il risultato però si ribalta se si fanno i conti in tasca ai presidenti dei due rami del Parlamento: Renato Schifani, numero uno al Senato, con un imponibile di quasi 223mila euro ha la meglio su Gianfranco Fini (il presidente della Camera supera di poco quota 200mila euro).
Tra i senatori, alle spalle di Monti – dopo le dimissioni a febbraio 2011 di Umberto Veronesi con i suoi 1,4 milioni – si piazza Alfredo Messina, anche lui del Pdl, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi, dirigente in Fininvest dal 1990 poi nel Cda di Mediaset e ai vertici delle assicurazioni Mediolanum: un imponibile di 1,3 milioni, oltre ad aver dichiarato nelle variazioni patrimoniali l'acquisto di alcuni pacchetti azionari. In Senato il parlamentare più povero è Felice Belisario dell'Idv con 92.756 euro. Peggio di lui ha fatto Luigi Muro, deputato del Fli, con poco più di 26mila euro, ma sul dato pesa l'ingresso recente in Parlamento.
La rincorsa dei capigruppo
La Camera vince sul Senato di larga misura anche quando si prendono in considerazione i redditi dei capigruppo.
A Montecitorio l'imponibile più alto nel 2010 è stato quello di Siegfrid Brugger (Svp), presidente del gruppo Misto, che guida la graduatoria con circa 238mila euro, seguito dal democratico Dario Franceschini (225.854 euro) e da Silvano Moffa (Pt) con 167.132 euro. Ultimo Fabrizio Cicchitto (Pdl) con circa 157.400 euro.
È sotto questa soglia di reddito che la classifica conta il più facoltoso dei capigruppo di Palazzo Madama, Pasquale Viespoli (Coesione Nazionale), che con un imponibile di oltre 154.500 euro si colloca davanti al capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi con più di 151mila euro. A chiudere la classifica sono a Palazzo Madama Anna Finocchiaro (Pd) che ha un imponibile di 115.686 euro, Maurizio Gasparri (Pdl) di 114.869 euro e Giovanni Pistorio (Mpa) di 111.881 euro.
Di Pietro primo tra il leader
Tra il leader di partito invece è Antonio Di Pietro ad avere dichiarato il reddito maggiore, oltre 182mila euro, seguito dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, che supera i 169mila euro e batte il suo omologo nel Pd, Pier Luigi Bersani (136.885 euro) e il leader di Api, Francesco Rutelli (poco più di 131mila euro). Posizione di retroguardia per il numero uno della Lega, Umberto Bossi con 124.871 euro che si piazza davanti a Pier Ferdinando Casini, fanalino di coda (quasi 117mila euro), ma molto attivo in Borsa (si veda l'articolo a fianco).
Lusi sul podio dei tesorieri
Anche tra i tesorieri il più ricco è quello del Pdl, Rocco Crimi, che ha denunciato al fisco 377.914 euro. Il secondo posto spetta invece all'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, sotto inchiesta per aver sottratto ai conti del partito oltre 13 milioni che ha dichiarato poco più di 304mila euro.
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