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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2012 alle ore 18:02.

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Larry Summers - ReutersLarry Summers - Reuters

Quando era segretario al Tesoro circa 20 anni fa ai tempi di Bill Clinton e Robert Rubin, Larry Summers consigliava il presidente sui vantaggi della stimolative austerity, cioè l'austerità nei conti, una visione sostenuta anche dai banchieri di Wall Street che volevano infondere fiducia nel sistema finanziario americano: se taglio il deficit cadranno i tassi di interesse in misura tale da produrre una maggiore crescita economica era il mantra del partito democratico di allora. Ora Summers ha cambiato completamente parere - ricorda l'Economist - : il suo pensiero è tornato keynesiano puro, cioè quello di stimolare la crescita attraverso un deficit spending e il debito a lungo termine già al 100% del Pil si può ridurre con le maggiori entrate generate dalla crescita.

La virata ideologica è riportata nero su bianco su un report molto importante scritto a quattro mani con Brad DeLong dell' University of California di Berkeley, uno studio dove Summers, ora all'Università di Harvard, dopo un periodo di lavoro passato a Washingotn come principale consigliere economico di Barack Obama, dice che, nelle strane circostanze in cui versa l'America uno stimolo temporaneo (tagli di tasse o aumento della spesa pubblica) «può effettivamente essere una sorta di auto-finanziamento». Insomma si paga da sé con la crescita che provoca in automatico.

Questo tipo di argomentazione non è nuova. I consiglieri di John Kennedy e Lyndon Johnson, due presidenti democratici degli anni '60 pensavano che la decisione operata nel 1964 di ridurre la pressione fiscale avrebbe potuto stimolare così tanto i consumi che la crescita avrebbe ripagato la riduzione delle tasse. Nei primi anni '80, dal lato dell'offerta (supply side) gli economisti monetaristi hanno sostenuto qualcosa di simile per i tagli fiscali del presidente repubblicano Ronald Reagan. Anche George Bush ha proseguito nella politica di tagli alle imposte (ai più ricchi) seguito da Obama che li ha riconfermati, ma la situazione dei conti pubblici è talmente peggiorata che l'America ha perso addirittura la tripla A mettendo a rischio il flusso di finanziamenti internazionali verso i Treasury Bill del Tesoro.

Nonostante i conti pubblici americani siano malmessi con un debito stellare e un deficit già molto elevato, Summers ricorda che la situazione ora è profondamente diversa dagli anni di Clinton poiché gli investimenti e la domanda sono profondamente depressi e la Fed, avendo tagliato i tassi di interesse praticamente a zero, non può farli crescere. Il cosiddetto effetto moltiplicatore è quindi più forte del solito e potrebbe funzionare.

Molti economisti hanno fatto le stesse considerazioni di DeLong e Summers ma i due sono andati oltre e introducendo il concetto di "isteresi", cioè la tendenza a reagire in ritardo e a rendere permanente una modifica temporanea, come nel caso di una riduzione temporanea della disoccupazione sostenuta da stimoli fiscali che diventa permanente. Summers ha esaminato questo fenomeno ricordando l'episodio dell'aumento della domanda per le donne lavoratrici durante la seconda guerra mondiale, un elemento che ha aumentato in modo permanente la presenza delle donne nel mondo del lavoro, un caso di isteresi positivo.

Funzionerà anche questa volta per garantire la rielezione di Barack Obama? Summers ci crede e sa che le speranze di rielezione si giocano a novembre sul calo effettivo e rilevante del tasso di disoccupazione, che nonostante la legislazione più flessibile del mondo resta elevata, altrimenti per il presidente sarà veramente dura convincere la maggioranza degli americani che ha saputo gestire la peggiore crisi economica e risolvere i problemi finanziari o quanto meno imboccare la strada giusta delle ripresa durevole.

I repubblicani d'altronde vanno proprio in quella direzione di stimolo proponendo di tagliare le tasse, cioè stimolare la crescita sul fronte dell'offerta come ai tempi di Ronald Reagan. Una politica di austerity alla Clinton oggi non sarebbe accettata e soprattutto sarebbe autolesionista per la rielezione di Obama perché farebbe il lavoro sporco dei sacrifici e dei tagli alla spesa a vantaggio del nuovo inquilino repubblicano della Casa Bianca, che si troverebbe i conti in ordine per il rilancio senza averne dovuto subire gli oneri.

La proposta di Summers, una delle maggiori menti del partito democratico per la politica economica, punta a far sì che Obama abbassi la disoccupazione nel breve così da venir rieletto senza preoccuparsi degli effetti sulla stabilità dei conti e della fiducia dei mercati.

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