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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2012 alle ore 11:41.

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Italiani rapiti in India: è il terzo giorno di trattative per la liberazione. Il governo locale sospende il dialogoItaliani rapiti in India: è il terzo giorno di trattative per la liberazione. Il governo locale sospende il dialogo

Il «dialogo è sospeso». Lo ha indicato il principale negoziatore del governo dell'Orissa, Un Behera, in merito alle trattative con i mediatori maoisti per la liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, i due italiani rapiti il 14 marzo. Oggi è il terzo giorno di negoziati. A complicare la trttativa è arrivato il rapimento stamane di un deputato che si batte per i diritti delle ribù locali: non è stato ancora rivendicato, ma tutto lascia pensare che gli autori siano sempre i maoisti.

I due mediatori maoisti e i tre rappresentanti del governo dell'Orissa discutono delle 13 richieste poste dai ribelli per la liberazione degli ostaggi. L'elemento positivo è che i maoisti hanno rinunciato a chiedere che ai negoziati partecipi un capo della guerriglia in carcere: «Hanno acconsentito ad andare avanti senza la sua presenza», ha riferito una fonte del governo all'agenzia Ians.

Caso marò: martedi riprende il processo
È stato intanto aggiornato a martedì prossimo il processo davanti all'Alta Corte del Kerala per il rilascio della Enrica Lexie, la petroliera italiana su cu sui erano imbarcati i due marò arrestati per la morte di due pescatori indiani. L'udienza di venerdì è stata caratterizzata da una dura presa di posizione del magistrato giudice CS Gopinatilh, il quale ha affermato che «dal punto di vista delle vittime è stato un atto terroristico», perchè i pescatori sono stati stati uccisi senza alcun preavviso ed erano disarmati».

Nel corso dell'udienza, l'avvocato generale K.P.Dandapani ha osservato che qualunque tipo di decisione sulla petroliera, alla fonda nel porto di Kochi, potrà essere presa solo quando sarà terminata la perizia balistica sulle armi sequestrate sul cargo italiano. Se i tecnici stabilissero che le armi sono state manomesse, la polizia dovrebbe fare ulteriori ispezioni a bordo, ha spiegato chiedendo che alla nave non sia permesso di lasciare le acque indiane.

Il viceprocuratore generale dell'India, Vanchiyoor Parameswaran Nair, a nome del governo dell'Unione, ha affermato che per il ministero della Marina Mercantile la nave potrebbe essere rilasciata a condizione che il proprietario faccia presentare, a proprie spese, capitano ed equipaggio davanti a qualsiasi tribunale indiano che li dovesse convocare.
Un legale che rappresenta l'armatore della nave ha ricordato che per la polizia, la guardia costiera e il ministero della Marina, la nave è stata ispezionata e controllata in ogni dettaglio o apparecchiatura di registrazione e dunque potrebbe esserle concesso di salpare; e si è detto pronto a certificare che capitano ed equipaggio sono pronti a presentarsi davanti a un qualsiasi tribunale indiano qualora la loro presenza fosse richiesta.

Stampa locale contro i marò
Intanto la stampa locale prende posizione contro i marò. Dichiarazioni pretestuose riportate dalla stampa indiana per alimentare un certo sensazionalismo contro i marò». Spiega all'Ansa una fonte italiana che sta seguendo la vicenda giudiziaria a proposito delle accuse di «atto di terrorismo» lanciate ieri dal giudice dell'Alta Corte del Kerala. «Come avvenuto in passato la stampa indiana cerca ogni pretesto a sostegno della tesi colpevolista» ha aggiunto la fonte precisando di «non avere sentito la parola »terrorismo« durante il dibattito in aula.


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