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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2012 alle ore 16:46.
Cordoglio per la morte di Antonio Tabucchi, scrittore toscano da anni adottato dalla sua amata Lisbona. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso la sua commossa partecipazione «al cordoglio della famiglia e del mondo della cultura per la perdita di uno scrittore civilmente impegnato, che con la sua attenzione alle tradizioni e alle vicende non soltanto del suo Paese, i suoi legami e il suo stile letterario ha saputo interpretare lo spirito europeo». È quanto si legge in una nota del Quirinale.
«Ci ha lasciato un amico, un compagno di strada, un uomo che è stato dentro il suo tempo con passione e rabbia, un intellettuale europeo, un grande scrittore». Cosi Feltrinelli dà notizia sul suo sito della morte dello scrittore Antonio Tabucchi. «Si è spento stamattina nella sua Lisbona, la sua seconda patria, la casa dei suoi cari, la casa dei suoi poeti più amati».
«Lo avevo sentito di recente, in questi giorni, non sapevo della sua malattia. L'ho scoperto oggi. Antonio era uno dei più grandi scrittori che abbiamo, la sua perdita è come quella di Pasolini, la perdita di una delle poche voci controcorrente in un Paese cloroformizzato. Ormai in Italia si sentiva straniero». Così il regista Roberto Faenza ricorda, all'Adnkronos, lo scrittore Antonio Tabucchi dal cui romanzo "Sostiene Pereira" (1994) trasse il film omonimo (1995) con protagonista Marcello Mastroianni.
«Negli ultimi anni viveva sempre di più tra Parigi e il Portogallo, aveva una certa rabbia nei confronti del suo Paese, di questa sua involuzione, della corruzione dilagante -prosegue Faenza- Negli ultimi tempi i giornali italiani non pubblicavano più i suoi pezzi per la loro intransigenza e questo lo amareggiava molto. Antonio era 'costrettò a pubblicare su '"Le Monde" e non è una bella cosa».
All'epoca della trasposizione cinematografica di "Afferma Pereira", ricorda infine Faenza, «lui si batté per primo perché prendessimo Mastroianni e collaborò in maniera molto discreta alla sceneggiatura, sapeva che un autore non può mai savrapporsi a un regista e mi aiutò a entrare nel suo romanzo ed a farne una cosa mia».
«Alla tristezza per la sua morte si accompagna l'amarezza per un'amicizia bella e lunga, interrotta per un litigio alcuni anni fa. Sono sicuro che prima o poi ci saremmo riavvicinati». Così Sergio Staino Tabucchi, che lui non sentiva da diverso tempo.
«Ho molto amato il primo Tabucchi, quello di "Notturno indiano", fino a "Sostiene Pereira". La nostra era un'amicizia familiare, non solo intellettuale - aggiunge Staino -. Spesso ci ritrovavamo nella sua casa a Vecchiano (Pisa, ndr) dove ci leggeva in anteprima i suoi racconti, i suoi testi». L'amicizia tra i due si ruppe per una vignetta di Staino apparsa sull'Unità, allora diretta da Antonio Padellaro, contro Marco Travaglio. «Ho mandato un messaggio a sua moglie Maria Josè, spero che lo accetti».
«Con Antonio Tabucchi scompare uno degli autori più colti e amati della nostra letteratura. La notizia della sua morte suscita in tutti noi un grande dolore». Lo afferma in un comunicato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma. «Tabucchi ha saputo conquistare la critica e il grande pubblico unendo una forte passione civica e una grande capacità di costruire atmosfere magiche e oniriche, non abbandonando mai le sue radici toscane e l'amore per l'Italia ma facendole vivere dentro un respiro narrativo europeo - conclude Zingaretti - che ha trovato la sua dimensione più originale nel rapporto profondo che lo legava al Portogallo. Ai famigliari e agli amici le più sentite condoglianze mie e della Provincia di Roma».
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