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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2012 alle ore 19:13.

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Per razionalizzare il ricorso a collaborazioni professionali con titolarità di partita Iva, sono proposte norme volte a evitare utilizzi impropri in sostituzione di contratti di lavoro subordinato. Introdotte norme rivolte a far presumere, salvo prova contraria, il carattere coordinato e continuativo (e non autonomo ed occasionale) della collaborazione tutte le volte che essa duri complessivamente più di sei mesi nell'arco di un anno, da essa il collaboratore ricavi più del 75% dei corrispettivi (anche se fatturati a più soggetti riconducibili alla medesima attività imprenditoriale), e comporti la fruizione di una postazione di lavoro presso la sede istituzionale o le sedi operative del committente. Qualora l'utilizzo della partita Iva venga giudicato improprio, esso viene considerato una collaborazione coordinata e continuativa (che la normativa non ammette più in mancanza di un progetto), con la conseguente applicazione della relativa sanzione (articolo 69, comma 1, del Dlgs 276/2003).

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