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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2012 alle ore 20:57.

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Tom Boonen (Olycom)Tom Boonen (Olycom)

A guardare questo bel sole che splende, non si direbbe. Eppure siamo già alle classiche del Nord, in quel regno del grande ciclismo dove i Muri sono giganti e le pietre strumenti di tortura. Il tutto complicato se piove a catinelle. Se invece fa bello, come adesso, il pericolo è la polvere che si appiccica come una seconda pelle.

Bisogna guardarli, quelli che arrivano fino in fondo al Fiandre o alla Roubaix. Con quei mascheroni bianchi, e due spilli rossi al posto degli occhi. Ma sono contenti, molto contenti. Perchè alla fine ce l'hanno fatta. Dopo la Roubaix le ossa fanno male per una settimana. Ma poi si riparte.

Ma andiamo con ordine. E andiamo quindi a questa domenica di primo aprile in cui si corre Il 96° Giro delle Fiandre, la prima classica monumento delle corse del Nord, un milione di belgi in devota attesa sulla strada e sui Muri. Un monumento che ha già subito una bella scossa di terremoto perchè l'arrivo non sarà più a Merbeeke, come accadeva da 30 anni, ma ad Oudenaard. Per questo motivo il Muro di Grammont , il totem delle Fiandre, non sarà più nel finale di corsa, ma nelle fasi centrali.

L'abbiamo tirata per le lunghe, per evitare il problema di fondo: che per gli italiani non va. Da un po' di tempo, cioè da quando Damiano Cunego si aggiudicò il Giro di Lombardia (2008), nelle classiche andiamo in bianco. E anche quest'anno non promette nulla di buono. Alla Sanremo ha vinto l'australiano Gerrans; alla Gand Wevelgem, che una volta era terra di conquista (tris di Cipollini), non ci abbiamo neppure provato.

Consola solo che domenica scorsa abbia vinto un campione come Tom Boonen, che qui in Belgio è più famoso di una rockstar, però che fatica i nostri. Mai in prima fila. Anche alla Tre giorni di La Panne, dominata da Sylvain Chavanel, compagno di Boonen nella Quick Step, siamo stati in ombra in vista del Fiandre. Ma anche al Fiandre le chances sono scarse. Daniele Bennati, in buona forma, farà da spalla a Cancellara. Alessandro Ballan, vincitore nel 2007, finora ha dato sì dei buoni segnali, ma su di lui pende la famosa inchiesta di Mantova , con l'arrivo ormai prossimo dei deferimenti. Insomma, la testa è altrove. Più credibile, per il Fiandre, uno tosto come Daniel Oss, il trentino della Liquigas nato per vincere sui Muri ma ancora all'asciutto. Poi Luca Paolini, il trevigiano Oscar Gatto e Filippo Pozzato, eterna promessa del ciclo azzurro. Finora, a parte la Sanremo, il golden boy è rimasto solo un eterno piazzato, ma chissà che prima o poi non esca dal suo personalissimo cona d'ombra.

Previsioni? Lo scatenato Tom Boonen, il granitico Cancellara, il francese Voeckler, il norvegese Boasson-Hagen, e il talentuoso Peter Sagan che godrà dell'appoggio di Paolini. Poi non bisogna dimenticare il vincitore dell'ultima edizione, il belga Nick Nuyes, un "passistone" che non molla mai la presa. Ultimo ma non ultimo, il vallone Philippe Gilbert. L'anno scorso vinceva tutto, quest'anno non dà notizie di sè. Sovrappeso e defilato, Gilbert non è al top. E il Fiandre non è una corsa per imbucati.

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