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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2012 alle ore 16:40.

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In Italia i dieci paperonì più benestanti hanno la ricchezza dei tre milioni di italiani più poveri. È quanto emerge da uno studio della Banca d'Italia che analizza l'evoluzione della ricchezza e della disuguaglianza nel nostro Paese. La ricchezza dei dieci più ricchi d'Italia è valutabile in circa 50 miliardi di euro. In Italia sono i giovani ad essere sempre più poveri e laricchezza, in generale, è costituita sempre più dal patrimonio accumulato in passato e sempre meno dal reddito. Negli ultimi anni si è invertita dunque la distribuzione della ricchezza tra le classi di età: oggi al contrario che in passato gli anziani sono più ricchi dei giovani che non riescono ad accumulare. È quanto emerge dallo studio (pubblicato negli "Occasional papers") di Bankitalia che analizza l'evoluzione della ricchezza e la diseguaglianza nel nostro paese. Se da un lato i dati evidenziano l'esistenza di un conflitto generazionale in termini di redditi, lo studio di Giovanni d'Alessio conclude che il livello di diseguaglianza è comparabile a quello di altri paesi europei, anche se, ricorda l'autore, in Italia i dieci individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza più o meno equivalente ai 3 milioni di italiani più poveri.

I dati
Nel 2010 la ricchezza complessiva delle famiglie nel 2010 era pari a circa 8.638 miliardi di euro più di 7,5 volte il valore del 1965 misurato a prezzi 2010, con una crescita media annua del 4,6%, ma con una riduzione rispetto ai valori del 2009 con 8.767 miliardi. Per quanto riguarda il dato procapite la ricchezza è passata dai 21.875 euro del 1965 ai 142.481 del 2010, una crescita notevole che però si è bruscamente arrestata dopo il 2007 quando il valore aveva raggiunto quasi i 150 mila euro a testa. La perdita, in appena tre anni, è stata di quasi il 5%. Tra il 1965 ed il 2010, inoltre, il rapporto tra ricchezza e Pil è praticamente raddoppiato (da 2,7 a 5,6), dice lo studio, sottolineando come il paese in questi 50 anni abbia incrementato la ricchezza più di quanto abbia incrementato la produzione; la ricchezza che ci viene dal passato, insomma è sempre più rilevante rispetto a quella che è possibile procurarsi giorno dopo dopo giorno con l'attività lavorativa e d'impresa.

Un dato rilevante è quello che mostra il cambiamento della ricchezza tra classi d'età: mentre nel 1987 le famiglie di giovani (fino ai 34 anni) erano sui livelli medi (fatto 100 l'indice il livello era 82,5) a partire dal 2000 queste famiglie vedono peggiorare nettamente la loro condizione (61,7 nel 2008), mentre accade l'inverso per quelle degli anziani (da 65,5 a 100,2). Ma a mutare è stata anche la distribuzione tra le varie classi sociali: tra il 1987 e 2008 la ricchezza familiare netta degli operai passa dal 61,9% al 44% e scendono anche tutte le altre categorie anche se mantenendo un indice abbastanza elevato, ad eccezione di quella dei pensionati. Per distribuzione territoriale invece è evidente il peggioramento delle condizioni del Mezzogiorno (da 80,2 a 69,6) a fronte di un miglioramento in tutte le altre aree geografiche.

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