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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 12:13.

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Lega Nord, indagato per truffa allo Stato il tesoriere Francesco Belsito (nella foto con Umberto Bossi. Imagoeconomica)Lega Nord, indagato per truffa allo Stato il tesoriere Francesco Belsito (nella foto con Umberto Bossi. Imagoeconomica)

Il tesoriere della Lega Nord, il genovese Francesco Belsito, è nato e cresciuto in quella Liguria che, pur non essendo uno degli epicentri del Carroccio, ha sempre garantito al partito di Bossi soddisfacenti risultati elettorali anche nei periodi più bui del movimento in camicia verde. In realtà, il curriculum leghista del quarantunenne Belsito non affonda un granché le radici nel tempo: prima di virare al verde (nel 2002), il futuro tesoriere preferiva infatti l'azzurro di Forza Italia ed esercitava il ruolo di autista e spicciafaccende tuttofare per Alfredo Biondi. Eppure è proprio nell'humus leghista ligure che germoglia la carriera fulminante di Belsito.

Belsito indagato per truffa, finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio

Conquistata la fiducia della famiglia Bossi e del cosiddetto "cerchio magico" che circonda il leader, nel 2009 ottiene il ruolo di custode del tesoro del Carroccio proprio in sostituzione del corregionale Maurizio Balocchi, plenipotenziario della Lega a Chiavari. Quando Balocchi scompare prematuramente nel febbraio del 2010, Belsito eredita da lui anche una poltrona di governo come sottosegretario nel ministero calderoliano della Semplificazione normativa. A queste cariche il tesoriere leghista aggiunge quella di segretario del partito nell'area del Tigullio.

Nel frattempo Belsito ottiene nomine anche non strettamente politiche: prima diventa consigliere d'amministrazione della Filse (Finanziaria ligure per lo sviluppo economico), che opera in seno alla Regione Liguria, poi addirittura vicepresidente di Fincantieri. Belsito rimane sconosciuto alle cronache finché qualche mese fa non emerge il caso dei sorprendenti investimenti che il tesoriere ha fatto con i quattrini leghisti in Tanzania, a Cipro e in Norvegia. In primis il quotidiano genovese Il Secolo XIX e poi altri iniziano a passare al crivello la biografia di Belsito e scoprono vari punti controversi. Ex buttafuori nelle discoteche della Riviera, ex titolare di un'impresa di pulizie, Belsito in diversi curricula ha fornito notizie divergenti sui suoi titoli di studio.

Talvolta si presenta come laureato in Scienze politiche, talaltra come laureato in Scienze della Comunicazione. Come soluzione dell'arcano, il tesoriere leghista spiega di detenere entrambi i titoli, il primo conseguito a Londra, il secondo in un'università (non riconosciuta in Italia) con sede a Malta. Eppure presso l'Ateneo di Genova, che avrebbe dovuto convertire quantomeno il titolo conseguito in Inghilterra perché avesse valore nel nostro Paese, la posizione accademica di Belsito risulta "annullata". E a questo punto c'è chi avanza dubbi anche sul suo diploma di scuola superiore, ottenuto presso l'istituto privato Pianma-Fejevi di Frattamaggiore, in provincia di Napoli.

La ricerca di conferme in questo senso è resa però più difficile dal fatto che la scuola campana ha nel frattempo abbassato la saracinesca. Ora che Belsito ha acquisito notorietà emerge anche un altro aspetto che in tempi di "anticasta" suscita polemiche e cioè la sua abitudine di parcheggiare disinvoltamente la sua Porsche Cayenne nera nei posti riservati alla Questura di Genova, suscitando qualche malumore nei poliziotti locali. A tutto ciò si è poi aggiunto un dato che pur non avendo alcuna rilevanza ha ovviamente subito acceso la curiosità dei cronisti: il reperimento, durante una perquisizione dell'abitazione di Karima el Mahroug, meglio nota come Ruby, di un biglietto con la dicitura "Francesco B., presidenza del Consiglio dei ministri".

In seguito alla diffusione di queste notizie e soprattutto a causa dei controversi investimenti esotici fatti da Belsito con i soldi provenienti dalla cassa del partito, benché i vertici leghisti abbiano sempre cercato di minimizzare, numerosi militanti (e anche alcuni esponenti di primo piano come il milanese Matteo Salvini) hanno manifestato senza troppe dissimulazioni le loro perplessità sull'operato del tesoriere. E nel contesto della lotta di potere che da tempo agita la Lega non è ormai un mistero che i fedeli a Roberto Maroniabbiano scarsa simpatia per Belsito e guardino con sospetto la sua affiliazione a quella che con ruvido gergo leghista qualcuno chiama la "famiglia terronica", cioè il cerchio magico in cui hanno un ruolo di spicco la moglie di Bossi, Manuela Marrone, e la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, entrambe nate un po' più a sud del vagheggiato confine padano.

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