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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 18:22.

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Protesta del Partito CHP al Parlamento turco contro la riforma scolastica (Afp)Protesta del Partito CHP al Parlamento turco contro la riforma scolastica (Afp)

ANKARA. «Il sistema giudiziario non è libero dall'esecutivo e i media sono sotto pressione del governo. Molti giornalisti (più di 100 secondo fonti diplomatiche occidentali n.d.r.) sono in carcere con accuse formalmente di terrorismo ma in realtà per la loro attività e chi potresta contro la discussa riforma scolastica che favorisce gli istituti coranici e introduce l'ora di religione musulmana, appena approvata sabato 3o marzo e voluta dall'Akp, rischia grosso».

Kemal Kiliçdaroglu, il nuovo segretario del CHP, il maggior partito laico di opposizione turco, va diritto al cuore del problema della Turchia a guida Akp, il partito islamico moderato al terzo mandato consecutivo di governo dal 2002 e una serie positiva di incrementi del Pil a ritmi cinesi sebbene l'ultimo triemestre sia in frenata.

L'agenda segreta islamica. C'è sempre sullo sfondo la questione della presunta "agenda segreta islamica" di ispirazione khomeinista a turbare i sonni dei secolaristi seguaci di Ataturk, il padre della Turchia moderna e laica, («l'Akp non è laico come i partiti democratici cristiani nei paesi occidentali, loro vogliono introdurre lo studio del Corano nella scuola pubblica» dice Kiliçdaroglu), ma ora a preoccupare l'opposizione si aggiunge la svolta autoritaria stile "Russia di Putin", che Erdogan starebbe impremendo al paese insofferente delle rimostranze dell'opposizione.

«All'inizio l'Akp - dice Kiliçdaroglu - ha combattuto per la democrazia contro il sistema, ma ora sta occupando ogni spazio dello stato e hanno ordinato perfino la confisca preventiva di un libro sgradito al potere (si tratta di un testo di un giornalista su un personaggio controverso vicino al governo, Fetullah Gulen, n.d.r.), senza contare che nessun cittadino non è sicuro di essere intercettato al telefono».

Insomma il rischio è che l'Akp si stia trasformando in un partito-stato. Una preoccupazione isolata del partito laico e socialdemocratico? No. Oktay Vural, vice presidente del gruppo parlamentare dell 'MHP, il partito nazionalista del professor Bacheli, che ha ottenuto il 13% dei voti alle ultima elezione, dice: «L 'Akp, il partito di Erdogan, è un partito-stato. I media sono minacciati o sotto controllo diretto del governo e spesso i media sono proprietà di gruppi con altri interessi economici che poi vengono minacciati in questi settori se sono critici con il governo. Ci sono molti giornalisti in galera o che hanno perso il posto perché sgraditi e non siamo liberi di comunicare senza il timore di senza essere intercettati. Inoltre ho l?impressione che il sistema giudiziario sia sotto controllo dell 'esecutivo».

Anche la co-presidente del BDP, il partito che raccoglie i deputati curdi, Gultan Kisanak, si lamenta del governo: «Non vediamo nessun progresso in difesa dei diritti umani e della democrazia. Anzi c 'è un regresso. Una volta che l 'Akp ha superato il "periodo critico" cioè il periodo delle elezioni politiche e di quelle locali, è venuto meno l?interesse a portare aventi il processo di democratizzazione del paese». «Il problema - aggiunge Kisanak nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sede del Parlamento ad Ankara nel corso di un incontro con una delegazione di giornalisti europei nell 'ambito di un viaggio di studi organizzato dalla Ue - è che 15 milioni di curdi non possono esercitare i propri diritti e possono studiare la propria lingua madre a scuola solo come lingua straniera».
E Ocalan? «Ocalan, ora rinchiuso in prigione a vita, è parte della questione curda. È la persona che ha la maggiore influenza sui curdi e sul Pkk, (i guerriglieri che si rifugiano in Nord Iraq, n.d.r.). Ogni tentativo di risolvere la questione curda deve passare da Ocalan», spiega la deputata del BDP. «Sempre più giovani stanno andando ad ingrossare le fila dei guerriglieri del Pkk, proprio perché il processo di democratizzazione nelle regioni del sud-est si è arrestato.

«Questo processo di democratizzazione, e non il separatismo che noi non perseguiamo, è la chiave per poter ottenere il disarmo del Pkk e la cessazione di un conflitto che dal 1983 ha provocato 45mila morti».
Anche il professor Serhat Guvenc, della Kadir Has University di Istanbul, parla di svolta «autoritaria in stile russo», dove «il governo controlla i media e l'economia». «L'Akp, il partito islamico moderato al governo, usa gli stessi strumenti che prima usvano i militari per controllare la società. Ad esempio usano la direzione per l'istruzione pubblica ed universitaria come centro per imporre le scelte politiche come un tempo facevano i militari». «Comunque sono ottimista - spiega Guvenc - la Turchia diventerà una democrazia completa ma nella prossima generazione. L'importante è che l'Ue resti la stella polare per le nostre riforme». Abdulhamit Bilici, editorialista di Zaman, giornale filogovernativo, è più cauto ma ammette «che la democrazia turca è ancora in costruzione e non è ancora completata». Sulla politica estera di Ankara, la cosidetta "zero problemi" con i vicini, ammette che «dopo la primavera araba sono emersi i limiti di questo approccio e della nostra influenza nella regione. La realtà è che oggi siamo in scacco».

Tutt'altra posizione invece quella espressa da Egemen Bagis, il ministro per gli Affari europei e capo negoziatore con la Ue, che ricorda nel corso di un incontro a Istanbul come sulla vicenda dei numerosi giornalisti in carcere «il sistema giudiziario in Turchia sia autonomo dal governo» e che il governo è impegnato in una riforma del sistema giudiziario per rendere più difficile la detenzione. Poi ricorda come «l'ingresso della Turchia nella Ue renderebbe l'Unione un attore globale» e che i negoziati di ammissione sono bloccati perché, fra l'altro, sui capitoli 23 (giudiziario e diritti fondamentali) e 24 (Giustizia, libertà e sicurezza) non si capisce bene cosa debba fare la Turchia». Intanto chiede il ministro Bagis «si potrebbe dare il via libera ai visti di ingresso per i turchi nella Ue. Sarebbe un segnale importante». A cui i turchi puntano molto.

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