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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2012 alle ore 22:11.

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Più volte rinviato, il verdetto sulla giurisdizione dell'India nel caso dei due Fucilieri di marina italiani detenuti nel Kerala, è slittato alla prossima settimana ma non è detto che dopo Pasqua i giudici dell'Alta Corte del Kerala si esprimano circa il ricorso presentato dall'Italia. Secondo quanto riferisce da Kochi l'agenzia di stampa TMNerws, nonostante le battute d'arresto degli ultimi giorni, la diplomazia italiana nutre la «ragionevole speranza» che l'Alta corte del Kerala possa finalmente arrivare a pronunciarsi la «settimana prossima» sulla giurisdizione.

Lo riferiscono fonti vicine alla delegazione che, da metà febbraio, sta assistendo i fucilieri del reggimento San Marco accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati. Il rischio però è che un ennesimo rinvio prolunghi i tempi d'attesa per almeno un mese e mezzo poiché il 13 aprile in Kerala chiuderanno gli uffici pubblici e i tribunali per le vacanze estive. Di fatto dal 14 aprile al 20 maggio compresi, le attività giudiziarie saranno sospese e anche se resteranno nei tribunali alcuni "vacation judges", cioè magistrati supplenti, è improbabile che venga affidato a loro un caso delicato come quello che riguarda i due militari italiani.

La prospettiva piuttosto probabile è quindi che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone debbano restare nel carcere di Trivandrum ancora a lungo come conseguenza della strategia indiana tesa a prendere tempo soprattutto dopo le voci sugli esiti negativi degli esami balistici sulle armi italiane che confermano l'inconsistenza delle prove raccolte finora contro i due fucilieri.

A questo contesto complesso sembra da attribuire la decisione italiana di impedire a Latorre e Girone di rispondere alle domande degli inquirenti. «A ogni tentativo di interrogarli hanno ripetuto su nostra indicazione: siamo soldati italiani e non rispondiamo perché non riconosciamo la vostra giurisdizione», ha riferito il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura a Repubblica. «I due militari sono al corrente del quadro processuale, e sono coinvolti in ogni fase», hanno confermato fonti di agenzia. «In questo momento da parte nostra non si forniscono elementi di merito agli inquirenti indiani, perché non è opportuno dare alcuna indicazione», prima di un punto fermo sulla giurisdizione.

Anche il ribaltamento della sentenza che autorizzava la Enrica Lexie a lasciare l'India da parte del collegio d'appello dell'Alta corte di Kochi viene considerato un ulteriore elemento a conferma dell'ostilità indiana. La motivazione ufficiale è che per motivi procedurali l'equipaggio e i militari a bordo della petroliera sono persone informate dei fatti che devono restare a disposizione degli inquirenti. Se anche la Lexie fosse costretta ad attendere la riapertura dei tribunali indiani i danni all'armatore (che si è rivolto alla Corte Suprema di Nuova Delhi) determinati dal fermo della nave per tre mesi sarebbero ingentissimi. Benché sulle prove d'accusa gli indiani siano in evidente difficoltà fonti diplomatiche sostengono che «il clima giuridico non è molto favorevole».

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