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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2012 alle ore 18:38.

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La riforma del lavoro peserà, in particolar modo, sulle spalle delle imprese che usufruiscono di auto aziendali e sui proprietari di immobili in affitto.

Nel primo caso si verseranno in più sino a 442 euro per ogni automezzo, mentre nel secondo caso una persona fisica con un reddito annuo di 25mila euro, pagherà in più sino a 1.441 euro.

I conti, dopo la presentazione della Relazione tecnica allegata al disegno di legge sulla riforma del lavoro, sono stati elaborati dalla Cgia di Mestre.
«Per le imprese sarà un ulteriore stangata. In particolare c'è il pericolo - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - che allo scadere del contratto di locazione molti proprietari, per compensare questi maggiori costi, chiederanno un forte aumento del canone di affitto. Un pericolo che rischia di mettere sul lastrico centinaia e centinaia di migliaia di piccoli commercianti».

Per far fronte alle spese di gestione, le persone fisiche che affittano un immobile hanno diritto ad una deduzione forfettaria pari al 15% degli affitti. Con la riforma del lavoro, questa percentuale scenderàal 5%. Nel caso si tratti di un immobile ad uso produttivo, ricorda la Cgia, non c'è la possibilitá di optare per il regime della cedolare secca. Cosicchè è certo che in questi casi il proprietario subirá interamente la maggiore tassazione.

Nell'esempio fatto dalla Cgua di Mestre, una persona fisica con un reddito di 25.000 euro l'anno, a cui si aggiunge il reddito da affitto di un negozio, l'aumento di imposta oscillerá tra i 1.203 e i 1.441 euro .
«Per le imprese sará un ulteriore stangata. In particolare c'è il pericolo - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - che allo scadere del contratto di locazione molti proprietari, per compensare questi maggiori costi, chiederanno un forte aumento del canone di affitto. Un pericolo che rischia di mettere sul lastrico centinaia e centinaia di migliaia di piccoli commercianti».

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