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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2012 alle ore 11:50.

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L'Aquila tre anni dopo. Circa diecimila persone hanno preso parte alla fiaccolata per ricordare le 309 vittime del sisma che il 6 aprile 2009, alle 3:32, distrusse il capoluogo abruzzese e altri 56 paesi vicini. La pioggia, che ha smesso di cadere solo a tarda serata, e il freddo non hanno fermato le fiaccole della speranza. Tra gli aquilani i massimi vertici della governance della ricostruzione: il ministro per la Coesione territoriale e «inviato speciale» del governo Fabrizio Barca, il presidente della Regione e commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente. Presente anche il Prefetto dell'Aquila, Giovanna Maria Iurato.

Un corteo lungo tre chilometri e mezzo
Il corteo è partito intorno alle 0.30 da piazza Battaglione degli Alpini (Fontana Luminosa), i primi ad incontrarsi, i familiari e gli amici delle 309 vittime del terremoto con cartelloni con le immagini dei loro cari sorridenti. Il corteo si è snodato lungo un percorso di tre chilometri e mezzo con alcune soste nei luoghi in cui il terremoto ha mietuto più morti per i crolli.

Un cambio di marcia nella ricostruzione pesante
Dopo oltre mille giorni dalla terribile scossa la ricostruzione ha bisogno di un cambio di marcia per uscire dall'emergenza infinita e tornare a pensare una città nuova, più bella e più sicura. È questa la richiesta delle migliaia di persone che hanno partecipato alla fiaccolata, dimostrando che le frasi fatte su una popolazione ormai rassegnata a vivere nelle 'new town' sono solo luoghi comuni.

Napolitano ha sollecitato un impulso al processo di rinascita della città
Lo ha chiesto ieri sera il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha sollecitato un impulso al processo di rinascita della città, invitando gli enti locali a rimettere al centro del confronto il sogno di più di 30mila persone che ancora oggi vivono lontano dalla propria abitazione, di tornare tra le mura della propria casa. La partita oggi é nelle mani del Governo. La mediazione che fino allo scorso anno era affidata all'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l'abruzzese Gianni Letta, ora é un compito che Mario Monti ha affidato al ministro per la Coesione Economica, Fabrizio Barca. A lui toccherà traghettare la ricostruzione dalla fase emergenziale a quella ordinaria. Si tratta del secondo passaggio di rilievo della ricostruzione, pari a quello dell'uscita della Protezione Civile. La sfida di far funzionare al meglio il più grande cantiere d'Europa, riparte però dai centri storici. Non solo dell'Aquila ma anche dei quasi sessanta comuni, quasi tutti di piccole dimensioni, che fanno parte del cratere sismico.

I potenti del G8 sono rimasti a guardare (tranne la Germania)
È sulla ricostruzione pesante, infatti, che fino ad ora sono arrivate le risposte meno tempestive. E' la ricostruzione più difficile, più costosa e quindi anche più a rischio di infiltrazioni della malavita. I grandi della terra che nel G8 del luglio 2009 s'impegnarono sulla "lista di nozze" proposta dall'ex premier Berlusconi sono rimasti a guardare inoperosi, a parte la solita eccezione della Germania - e di pochissimi altri paesi - che su Onna ha rispettato gli impegni presi.

Ora il Governo deve accelerare
Ora le istituzioni, in primis il governo centrale, devono accelerare ed essere in grado di dimostrare ai parenti delle vittime che anche questa notte sono tornati a chiedere giustizia, con rabbia e delusione per quello che si poteva fare e non é stato fatto, che L'Aquila non é lo specchio di un paese che si piange addosso ma può essere il modello per sostenere la ripresa economica e sociale.

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