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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2012 alle ore 23:17.

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Caro signore,

mi consenta di ringraziare il Wall Street Journal per l'articolo del 27 marzo (Monti pulls a Thatcher) e per l'editoriale del 6 aprile (Surrender, Italian style). Non mi sono mai riproposto di essere la versione italiana di Margaret Thatcher, per cui non ho nulla in contrario se ritiene di spogliarmi di questo titolo. Riguardo ai punti che solleva nel suo editoriale, comincio dall'incremento dei contributi previdenziali per i contratti a tempo determinato: si tratta di una pratica equa e diffusa a livello internazionale poiché i contratti a tempo determinato rappresentano un costo maggiore per la società (una persona che ha un contratto a tempo determinato ha più probabilità di ritrovarsi senza lavoro e di richiedere un sussidio rispetto a una persona che ha un contratto a tempo indeterminato).

Questo incremento dei contributi era presente anche nella bozza originaria del disegno di legge, quella che lei ha elogiato il 26 marzo. Quanto all'ormai famoso articolo 18, la riforma introduce una procedura più rapida e prevedibile per la gestione dei licenziamenti per ragioni economiche o per altri motivi oggettivi: innanzitutto una procedura di conciliazione stragiudiziale a livello locale, obbligatoria e con tempi rapidi; poi, se la conciliazione fallisce, il lavoratore può portare il caso di fronte a un giudice, come succede in altri Paesi.

In casi estremi, se le ragioni economiche o altre motivazioni oggettive per il licenziamento sono «manifestamente insussistenti», il giudice può decidere per il reintegro invece che per una compensazione economica. In tutti gli altri casi in cui il giudice dovesse decidere che il licenziamento per motivi economici è semplicemente non giustificato, la compensazione sarà fissata a un massimo di 24 mensilità.

Questa riforma che abbiamo approntato è una riforma complessa, che avrà un impatto importante e positivo sull'economia italiana, e merita un'analisi seria, non giudizi secchi. A mio parere il fatto che sia stata attaccata contemporaneamente dalla principale organizzazione datoriale e dal sindacato dei metalmeccanici che fa parte della maggiore confederazione sindacale è un segnale che abbiamo trovato il giusto equilibrio.

Questa riforma renderà più flessibile il mercato del lavoro italiano riducendo in modo significativo il dualismo esistente, anche attraverso l'introduzione di una rete di sicurezza universale. È una riforma che getta le basi per un incremento della produttività, della crescita economica e dell'occupazione.

Mario Monti
Presidente del consiglio dei ministri

(Traduzione di Fabio Galimberti)

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