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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 08:08.

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Scova nova scova ben, dicono i triestini. Continuano le pulizie straordinarie in casa leghista. Ieri si è dimessa Monica Rizzi, bossiana di ferro, tutor di Renzo Bossi e assessore allo Sport e ai giovani della Regione Lombardia. La richiesta era partita forte e chiara da via Bellerio. E la Rizzi ha risposto bixianamente: «Obbedisco». Una costante, l'obbedienza, nella militanza della Rizzi, bresciana della Valcamonica. La Rizzi ha aggiunto: «Obbedisco come ho fatto nel 2010 per candidare Renzo Bossi e in tutti questi 24 anni di Lega Nord».

Chiaro il messaggio: «Non ho mai discusso gli ordini che partivano dall'alto. Adesso mi chiedono di dimettermi? E io faccio un passo indietro». Un gesto apprezzato dai trimviri. Manuela Dal Lago ha messo in contrapposizione Rosy Mauro, la cattiva, e Monica Rizzi, la buona: «Mauro non ha rispettato la richiesta di dimissioni, la Rizzi sì». Anche se l'ex presidente della Provincia di Vicenza ha voluto mettere le mani avanti: «Non riteniamo Rosy Mauro colpevole. Lei ci ha spiegato che quello che le viene addebitato non è vero. Abbiamo bisogno di dare tempo alla magistratura».

A proposito di tribunali. La Rizzi, con le sue dimissioni, è sicura di aver risolto tutte le questioni in sospeso con i giudici. «Le inchieste che mi coinvolgono sono chiuse e addirittura vi è stata la remissione della denuncia per dossieraggio nei miei confronti». L'ex assessore si riferisce al presunto discredito che avrebbe gettato durante la campagna elettorale sui candidati che competevano con il Trota alla poltrona di consigliere regionale. Un altro servizio reso alla real casa bossiana? Fatto sta che con la benedizione di via Bellerio e il passo indietro dell'ex assessore regionale si è sbrogliata una matassa che più o meno direttamente coinvolgeva una delle sezioni più pesanti della macchina organizzativa leghista, quella della provincia di Brescia. In realtà rimane ancora aperta la vicenda della laurea in psicologia che la Rizzi sostiene di aver conseguito all'università di Ginevra, affermazione smentita dallo stesso ateneo elvetico.

Per una questione che si chiude, almeno parzialmente, ce ne sono molte altre che generano nuovi strascichi. Alla Belsito story va aggiunto il capitolo dell'assedio della sua casa di Genova da parte del movimento dei giovani padani armati di scope e cartelli non certo encomiastici nei confronti dell'ex tesoriere della Lega: «Vergogna», «vai a lavorare», «prendi anche questi», cioè le banconote da venti e cinquanta euro che i militanti leghisti sfregavano tra i polpastrelli. Una dimostrazione non certo di affetto che ha spinto l'ex sottosegretario espulso dalla Lega a sporgere denuncia ai carabinieri «per atti persecutori e minacce».

Notizie rassicuranti sullo stato di salute del movimento arrivano da Bobo Maroni, ieri sera in tour nelle valli bergamasche: «Dalla sera dell'orgoglio leghista i nostri consensi sono in risalita di due punti, dal 6,5 all'8,4%» ha detto l'ex ministro degli Interni. Paura di Beppe Grillo? Il leader in pectore ostenta tranquillità: «Grillo non fa concorrenza a noi ma alla sinistra. La Lega dà risposte concrete ai problemi del Nord, Grillo è un'altra cosa». Tra meno di un mese, a urne capovolte, i militanti sapranno se Bobo è stato buon profeta. (M.Mau.)

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