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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 16:37.

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Il calo degli incentivi pubblici e la concorrenza sul prezzo da parte dei produttori asiatici stanno mettendo in difficoltà gli operatori occidentali del fotovoltaico. Un trend al quale non sfugge nemmeno la Germania, la locomotiva dell'economia europea e il Paese che – con l'Italia - più ha scommesso sul settore.

Nei giorni scorsi il costruttore tedesco di pannelli solari Q-Cells ha deciso di portare i libri in tribunale (si tratta del quarto caso negli ultimi mesi), passando in poco tempo da un esempio di scuola (nel 2007 era arrivata a valere in Borsa 10 miliardi di euro), protagonista della conversione della Chemical Valley nell'ex-Germania Est, rimasta deserta dopo la caduta del Muro, ad azienda in difficoltà, a causa del taglio degli aiuti governativi e della diffusione dei pannelli solari a basso costo provenienti dalla Cina.

Ora è First Solar, colosso americano nella tecnologia del film sottile, ad annunciare la chiusura per fine anno dell'impianto a Francoforte a causa della crisi in Europa. «Un'area che non rende più profittevoli le nostre operazioni», spiega in una nota la società. First Solar soffre anche in altri mercati, tanto da aver messo a punto un taglio del 30% della sua forza lavoro, con l'obiettivo di ottenere risparmi consistenti (tra i 30 e i 30 milioni di dollari quest'anno e tra i 100 e i 120 milioni di dollari entro la fine del 2013) e sanare il passivo di 840 milioni registrato lo scorso anno.
Le difficoltà del settore, infatti, non si fermano solo alla Germania. «L'intero Occidente si trova in una situazione di sovraccapacità produttiva», Ben Schuman, analista di Pacific Crest Securities. «C'è stato uno sviluppo molto rapido, ma lo scenario ora è cambiato». I governi occidentali, pressati dalla necessità di salvaguardare i bilanci, hanno ridotto il sostegno pubblico al settore. Intanto, la concorrenza crescente dalla Cina ha fatto calare del 54% in un anno il prezzo medio dei moduli, mandando fuori mercato i concorrenti che operano nei Paesi con un costo del lavoro più elevato.

Emblematico il caso di Solyndra, simbolo della "green way" di Barack Obama, che non più tardi di due anni il presidente americano ha definito un'azienda simbolo del nuovo corso dell'economia mondiale (e foraggiato con un prestito da 535 milioni di dollari, con l'obiettivo di accrescere i posti di lavoro), che lo scorso autunno è andata in bancarotta dopo aver perso rapidamente quote di mercato a vantaggio dei concorrenti asiatici.

La protesta delle imprese del settore sulle rinnovabili contro i tagli del Governo
«Sono tre mesi che non si fanno nuovi impianti fotovoltaici. Giá con le tariffe di oggi, dunque, non ce la facciamo, figuriamoci con un ulteriore taglio del 50%». A lanciare l'allarme sono i due coordinatori della nuova Assosolare scesi in piazza a Montecitorio, insieme a per manifestare contro i tagli agli incentivi del governo Monti (fino al 35% per il fotovoltaico e fino al 15% per le altre fonti rinnovabili).
Con questi decreti, aggiungono, «si parla di circa 60 mila occupati a rischio». Per non parlare poi dei problemi relativi al registro per gli impianti piccoli: «Siamo nel paese della burocrazia. Il registro viene applicato ad impianti di piccola taglia, ossia di 12Kw mentre ad oggi il tetto è di mille Kw». Per capire: «si deve iscrivere al registro anche un impianto fotovoltaico di una villetta bifamiliare».
L'associazione, inoltre, recrimina anche il mancato confronto:«La bozza dei decreti è stata emanata dal governo in solitaria. Chiediamo, dunque, quel confronto che c'è sempre stato anche con l'ex ministro Romani».

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