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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 12:40.

Agire subito, senza aspettare che la tempesta passi. È un messaggio chiaro quello lanciato oggi dal premier Mario Monti aprendo la riunione del Consiglio dei ministri che questa mattina ha approvato il Documento di Economia e Finanza (Def), che contiene anche il Programma Nazionale di Riforme (Pnr), presentato dallo stesso Monti in qualità di ministro dell'Economia. Nel Def, varato dal Governo al termine di una riunione durata due ore e mezzo, il nuovo quadro macroeconomico italiano dei prossimi anni.
Rispetto degli impegni europei
Il documento, spiega una nota di palazzo Chigi diffusa al termine del Consiglio, conferma «il rispetto dei margini europei» e il pareggio di bilancio nel 2013 quando il rapporto defici/Pil si attesterà allo 0,5% (rispetto allo 0,1% delle precedenti previsioni). L'anno prossimo l`Italia dovrebbe quindi raggiungere una posizione di bilancio in valore nominale di - 0,5% del prodotto interno lordo, in conformità con il Trattato sul Fiscal compact che stabilisce il saldo strutturale annuo della Pa. «Il rispetto dei margini europei è ulteriormente confermato dal fatto che in termini strutturali nel 2013 verrà raggiunto un surplus pari allo 0,6% del Pil. Anche l`impegno ad introdurre il vincolo del pareggio di bilancio nell`ordinamento costituzionale è stato rispettato in anticipo rispetto alle scadenze fissate dal Fiscal compact, grazie alla revisione dell`articolo 81 della Costituzione, che è stata approvata definitivamente ieri, 17 aprile».
Riforme strutturali per una trasformazione profonda
Nel corso della riunione, seguendo la traccia della la relazione introduttiva del Def, Monti ha sottolineato che «Non è possibile aspettare che la tempesta passi e la parentesi si chiuda», questo perché «la crisi che viviamo dal 2008 può avere un impatto duraturo e profondo sul potenziale di crescita dell'Italia, anche se é stato evitato uno shock distruttivo». Monti ha richiamato poi la "Strategia Europa 2020" che esorta ad affrontare le crisi con provvedimenti strutturali: «Per il nostro paese questo significa aggredire le criticità del suo sistema economico e produttivo, che sono note, e impostare una trasformazione profonda».
Nuova crescita solo dal 2013
La relazione di accompagnamento del Def ha permesso poi al premier di toccare i sintomi della crisi del sistema Italia, a cominciare dal disagio occupazionale che «tocca direttamente o indirettamente quasi la metà delle famiglie», e «con particolare durezza i lavoratori meno istruiti, i più giovani, quelli con contratti a termine, le donne». Spazio anche per una valutazione a largo raggio - «La congiuntura internazionale, come indicato dal Programma di stabilità, resta debole e incerta. Sul piano interno la crescita non tornerà fino al 2013» - e un cenno alla strategia ipotizzata dal Governo per la ripresa: «In futuro i proventi della lotta all'evasione fiscale dovranno essere utilizzati anche per ridurre le aliquote fiscali». Quanto alle misure di liberalizzazione e di semplificazione del Governo, queste «porteranno un effetto cumulato sulla crescita di 2,4 punti percentuali del Pil nel 2020».
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