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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 09:19.

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Berlusconi: «I travestimenti? Gare di burlesque». Nella foto l'ex presidente del Consiglio rilascia dichiarazioni ai giornalisti in Tribunale e Milano (Fotogramma)Berlusconi: «I travestimenti? Gare di burlesque». Nella foto l'ex presidente del Consiglio rilascia dichiarazioni ai giornalisti in Tribunale e Milano (Fotogramma)

Ruby non era la nipote di Mubarak, e fu chiaro fin da subito. La sera in cui la ragazza venne fermata dalla Questura, secondo le testimonianze della commissaria Giorgia Iafrate all'udienza del processo di ieri, non ci furono dubbi sul fatto che la ragazza non avesse niente a che fare con il leader egiziano. «Andai a parlare con la giovane e lei stessa mi disse che non era la nipote di Mubarak e che a volte raccontava questa storia. Non ci fu nemmeno bisogno di attivare il canale diplomatico».

La Iafrate, ieri in tribunale a Milano, ha poi riferito di aver ricevuto una chiamata dal capo di gabinetto della Questura, Piero Ostuni, il quale gli parlò della telefonata della presidenza del Consiglio, in cui si diceva che era stata fermata la nipote di Mubarak. «Gli dissi – ha sottolineato la Iafrate – che avrei parlato io stessa con la minore».

Ma anche Ostuni, ieri, ha detto di essersi presto convinto che non si trattasse della nipote di Mubarak. Il capo di gabinetto ha raccontato della telefonata che ricevette la sera del 27 maggio da Silvio Berlusconi. «Mi disse che c'era una ragazza in questura che gli era stata segnalata come la nipote di Mubarak e che sarebbe arrivata la consigliera regionale (della Lombardia, ndr) Nicole Minetti, la quale si sarebbe fatta carico dell'affidamento della minorenne». Fu così che Ostuni disse a Iafrate di accelerare la procedura ai fini del rilascio della ragazza.

Poi il funzionario, rispondendo alle domande dei pm Antonio Sangermano e Ilda Boccassini, ha affermato che quando divenne chiaro che Ruby non c'entrava niente con Mubarak, non ritenne opportuno avvertire nessuno. «Dopo gli accertamenti emerse che non era egiziana e che il padre faceva l'agricoltore. Ma non pensai proprio a ricontattare Berlusconi o la presidenza del Consiglio». Ruby fu così affidata alla Minetti la mattina del 27 maggio, mentre la famiglia della minore in Sicilia fu contattata solo il giorno dopo. «Non c'era altro da fare che affidarla alla Minetti, dato che mancavano i posti disponibili nelle comunità e non si poteva trattenere una minore in questura per la notte». All'arrivo della Minetti, le due si abbracciarono. «Era evidente che si conoscessero bene», ha aggiunto Ostuni. Altra testimonianza, ieri, è stata quella dell'ex questore Vincenzo Indolfi, che ha dichiarato di essere venuto a sapere della vicenda solo la mattina dopo, e che a seguito dell'affidamento alla Minetti per lui la storia si era chiusa «nella correttezza».

A parlare ieri è stato infine l'ex premier Berlusconi, che durante il processo che lo vede imputato per sfruttamento della prostituzione minorile, ha ribadito che a casa sua «si tenevano cene eleganti, e al piano sottostante si facevano solo gare di burlesque, una forma di spettacolo universalmente riconosciuta, in un atmosfera di gioiosità e serenità». L'ex premier ha inoltre precisato durante l'udienza che molti dei vestiti usati per i travestimenti erano «dono di Gheddafi».

E per quanto riguarda Ruby ha precisato: «Mi era stata segnalata come nipote di Mubarak, ma quando ho saputo che era marocchina e non egiziana non ho più voluto saperne». Poi, durante un intervallo, l'ex premier ha affermato che ancora oggi mantiene le ragazze «che si sono viste rovinare la vita dalla Procura, hanno perso il lavoro, il fidanzato e forse non lo troveranno più, e in alcuni casi i genitori hanno chiuso i loro esercizi commerciali. E hanno avuto come unico torto quello di accettare un invito a cena da me». E poi rincara la dose: «Il vero scandalo sono i soldi spesi dallo Stato per un processo inutile».

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