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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 09:11.

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Marò in India. Alle famiglie dei pescatori 145mila euro, la moglie di Latorre chiede aiuto per i suoi figli (Ap)Marò in India. Alle famiglie dei pescatori 145mila euro, la moglie di Latorre chiede aiuto per i suoi figli (Ap)

Le famiglie dei due pescatori morti nell'incidente del 15 febbraio, al largo delle coste del Kerala, in cui sono implicati i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, riceveranno ognuna 10 milioni di rupie (145mila euro) dal governo italiano in base a un accordo extragiudiziario a cui hanno dato il loro assenso. Lo scrive oggi la stampa indiana che cita Doramma, la moglie di uno dei due pescatori, Jelastine Valentine, che ha presentato ieri una domanda di composizione immediata della vertenza all'Alta Corte di Kochi dove è in corso una causa per la giurisdizione.

Sulla somma interviene il nostro ministro della Difesa Giampaolo Di Paola «È stato un atto di donazione, di generosità, ex gratia, al di fuori di un contesto giuridico» di Di Paola, confermando le indiscrezioni stampa su una donazione in denaro alle famiglie dei due pescatori uccisi in India. Durante la conferenza stampa del «2+2», l'incontro bilaterale tra i ministri degli Esteri e della Difesa di Italia e Russia, Di Paola spiega «è un atto che il governo italiano ha ritenuto di dover fare», per venire incontro alle sofferenze patite dalla famiglie dei due pescatori ma che la donazione «non ha nulla a che fare» con il procedimento giudiziario. Di Paola ha poi ribadito che l'Italia sostiene con forza che la giurisdizione del caso è dell'Italia, e su questo punto «ci battiamo con forza». Il ministro ha poi ricordato che la vicenda si è consumata «in acque internazionali».

La notizia conforta i familiari dei marò: «Siamo contenti, dall'India si apre uno spiraglio». Così Carolina Latorre, sorella del marò Massimiliano detenuto del carcere di Trivadrum, rimasta in Italia ma in collegamento costante con i suoi familiari in India, commenta le notizie che arrivano oggi dal Kerala sul risarcimento chiesto dalle famiglie dei pescatori indiani. «Il nostro auspicio ovviamente è che tornino a casa prima possibile»

Intanto la Corte suprema indiana ha rinviato oggi a New Delhi al 30 aprile l'udienza per il rilascio della Enrica Lexie sequestrata a Kochi. Quando stava per dare l'ok alla partenza della nave il giudice ha constatato l'assenza di un documento di notifica alla moglie di uno dei due pescatori morti ed ha disposto il rinvio.

Dall'Italia si fa sentire la moglie di uno dei due militari. «Sono Rosalba Ancona, moglie del marò Massimiliano Latorre. E non ex moglie come erroneamente riportato sulla stampa. Sono moglie di Latorre e madre dei suoi tre figli, che hanno 12 e 10 anni, e 22 mesi di età. Sono rimasta in silenzio finora, volutamente; ho osservato in maniera rigorosa questo silenzio. Ma ora non posso fare a meno di rendere pubblica la situazione». È questo l'incipit di un appello diffuso dalla moglie di uno dei due marò pugliesi in carcere in India.

«Da quando mio marito è nella condizione di cui tutta Italia sa, al di là di tutti gli altri gravissimi problemi, affettivi innanzitutto per i tre bambini, c'è - si legge nella missiva - la preoccupazione di una mamma che sente il dovere di garantire il necessario ai propri bimbi. Il recente distacco della fornitura di energia elettrica è solo l'ultimo esempio cronologico dei tanti che potrei fare». «Mi appello - continua Rosalba Ancona - alla famiglia di mio marito affinchè le risorse materiali necessarie non a me, ma ai bambini che sono la priorità unica di tutto ciò, siano disponibili per la conduzione normale dell'esistenza. Mi appello - continua la moglie di Massimiliano Latorre - alle istituzioni, perchè possano aiutare i miei bambini in questo momento drammatico dell'esistenza di ciascuno di loro e della famiglia».

Rosalba Ancona cita nell'appello anche il Capo dello Stato. «Ringrazio - dice - il presidente della Repubblica per l'espressione di vicinanza che mi ha fatto pervenire, significa per me sentire davvero tutto il Paese vicino a noi. Purtroppo ora ci sono però pressanti esigenze, che non possono più attendere. Non da parte mia quanto da parte dei miei tre figli. È semplicemente imbarazzante dover dire parole di questo genere ma questa è la situazione e io chiedo aiuto, medico, psicologico e materiale, alle istituzioni, per l'esclusiva tutela dei tre bambini miei e di mio marito».

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