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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 21:11.

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Forse non si tratta di un colpo di scena ma a ravvivare la vicenda dei marò italiani prigionieri in India hanno provveduto oggi le indiscrezioni dei media indiani che hanno rivelato che il rapporto del Forensic Sciences Laboratory (il laboratorio che ha effettuato l'esame balistico sulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie) confermerebbe che le armi che hanno sparato il 15 febbraio ai due pescatori indiani sarebbero due fucili Beretta ARX-160 in dotazione ai fucilieri del reggimento San Marco.

Times of India, First Post of India e l'agenzia di stampa Pti hanno dato ampio risalto al contenuto del rapporto senza però spiegare perché a oltre un mese dagli esami balistici gli esiti non siano ancora stati resi noti ufficialmente. La scorsa settimana fonti di polizia avevano informato i giornali indiani che gli esami balistici non erano stati completati perché mancava all'appello un'arma, ammettendo in pratica che si cercava un "fucile fantasma" perché nessuno di quelli sequestrati era collegabile ai proiettili che uccisero i due pescatori del Saint Antony.

Dopo l'incidente, la polizia aveva sequestrato sei fucili Beretta e due mitragliatrici leggere FN Minimi delle 15 armi e i 10mila proiettili a bordo. il rapporto avrebbe stabilito che potrebbe esserci compatibilità tra i due Beretta in dotazione ai militari italiani e i proiettili recuperati sul corpo delle vittime. Un' affermazione vaga perché la compatibilità può riguardare il calibro o il tipo di proiettili che sono comunemente usati da diverse armi. Ad abbassare ulteriormente il tasso di credibilità degli investigatori indiani contribuisce la decisione di accogliere solo come osservatori i due esperti balistici dei carabinieri inviati da Roma e l'inspiegabile ritardo nel rendere noto il rapporto ufficiale.

Non va poi dimenticato che finora gli indiani non hanno potuto presentare una sola prova o testimonianza che "inchiodi" la petroliera Enrica Lexie e i fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre nel luogo e nel momento in cui sono stati uccisi i due pescatori. Anzi, l'unico dato ufficiale reso noto riguarda l'autopsia effettuata dal professor Sisikala, anatomopatologo del tribunale indiano, il quale riferì di aver trovato nei corpi delle due vittime pezzi di proiettili le cui dimensioni indicavano un calibro 7,62, più grosso del 5,56 utilizzato dai fucili italiani. Un proiettile compatibile invece con le mitragliatrici russe (o copie cinesi) PKM impiegate a bordo delle motovedette Arrow Boat che la Guardia Costiera dello Sri Lanka utilizza spesso per cacciare i pescherecci indiani che vanno a pescare abusivamente i tonni nelle acque cingalesi.

L'aspetto forse più paradossale della vicenda non riguarda però la posizione degli indiani ma le reazioni del governo italiano, così timide da risultare quasi impercettibili e chiaramente improntate a non indispettire Nuova Delhi. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il 5 aprile aveva dichiarato che le armi che hanno ucciso i pescatori «onestamente potrebbero anche non essere appartenute al contingente italiano».

«Abbiamo preso nota» di quanto scrive la stampa indiana, ma «aspettiamo di vedere i risultati ufficiali per commentare formalmente» ha detto il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura. Dato che ufficiali del Ros dei carabinieri sono stati in parte presenti alle analisi balistiche, ha detto il sottosegretario, «ci aiuteranno a verificare quelli che saranno i commenti o i risultati che ci verranno comunicati dalle autorità del Kerala». In ogni caso, ha sottolineato De Mistura «anche se le pallottole che hanno ucciso i pescatori del Kerala fossero italiane, un eventuale giudizio su un incidente non voluto dovrebbe essere esclusivamente fatto in Italia, perché i marò sono soldati italiani e non possono essere giudicati per aver fatto il loro dovere su mandato italiano ed internazionale, eccetto che nel proprio paese».

Una conferma ulteriore che la strategia italiana è limitata a rivendicare la giurisdizione del caso e non è imperniata sull'innocenza di Latorre e Girone che nel loro rapporto hanno negato di aver sparato contro un'imbarcazione precisando che raffiche d'avvertimento sono state esplose in mare a prua di un'imbarcazione sospetta che non era in ogni caso il Saint Antony.

L'ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice, ha ridimensionato la portata delle indiscrezioni diffuse dai media indiani. «Quelle in circolazione sono solo anticipazioni e dobbiamo attendere di vedere il rapporto sulla perizia balistica che sarà accessibile solo tra due/tre settimane. Qualunque commento prima, sarebbe improprio. Tra l'altro il rapporto, che si presume complesso, va valutato nella sua interezza e nella sua completezza scientifica".

Se la tempistica prevista dall'ambasciatore verrà confermata sarà comunque difficile valutare attendibile una perizia che ha richiesto oltre due mesi di "gestazione" e che tra l'altro vedrebbe la luce durante le imminenti vacanze estive dei tribunali del Kerala che chiuderanno i battenti il 13 aprile per riaprire solo a fine maggio.

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