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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 09:14.

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Nella foto il candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi, François Hollande (Reuters)Nella foto il candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi, François Hollande (Reuters)

PARIGI - L'ultima ondata di sondaggi (375 dall'inizio della campagna elettorale, saranno 400 alla fine, un terzo in più rispetto al 2007) conferma: sarà il candidato socialista François Hollande a virare in testa, domani, alla boa del primo turno delle presidenziali francesi. Lo dicono cinque rilevazioni su sei, che assegnano a Hollande uno "score" compreso tra il 27,5% e il 30 per cento. Il presidente uscente Nicolas Sarkozy deve accontentarsi di una quota di voti compresa tra il 25 e il 26,5 per cento. Solo uno prevede i due avversari in parità, al 27 per cento. Ma tutti vedono Sarkozy nettamente sconfitto al secondo turno del 6 maggio.

Alle loro spalle continua la battaglia per il terzo posto tra la frontista Marine Le Pen (in recupero, tra il 14 e il 17%) e il populista di sinistra Jean-Luc Mélenchon, la vera rivelazione di questa campagna (in lieve calo tra il 12 e il 14,5%). Emblematico, al riguardo, è che persino gli utenti del sito del quotidiano Le Figaro, di fatto un "house organ" di Sarkozy, ritengono che la miglior campagna sia stata proprio quella di Mélenchon.

Sempre secondo i sondaggi, Hollande può contare su un buon trasferimento di voti degli elettori dei partiti minori: l'80% di quelli che domani sceglieranno Mélenchon e il 33% di chi opterà per il centrista François Bayoru, che non è riuscito a confermare l'exploit di cinque anni fa e si ferma al 10 per cento. Sarkozy dovrebbe poter contare sul 45% dei consensi della Le Pen e il 35% di quelli di Bayrou.

Oggi è la tradizionale giornata del silenzio. Dalla mezzanotte di ieri niente comizi, niente dibattiti, niente sondaggi. Silenzio che durerà fino a domani sera alle otto, quando chiuderanno le ultime urne (i seggi rimangono infatti aperti dalle otto di domattina e fino alle 18, con un prolungamento alle 19 nelle città medie e alle 20 nelle grandi). Al termine di una lunga polemica sulla possibile diffusione degli exit poll a partire dalle 18,30, vietata per legge, i nove grandi istituti di sondaggio hanno deciso di non effettuare domande all'uscita dai seggi ma di lavorare solo su proiezioni basate sullo spoglio delle schede, che verranno comunque rese note soltanto a partire dalle 20.

Hollande ha approfittato dell'ultima giornata di campagna per tornare sul tema del ruolo della Bce, chiarendo quale sarà l'atteggiamento della Francia (indipendentemente da chi vincerà, visto che Sarkozy su questo punto si è allineato alla posizione del leader socialista): «La Banca centrale europea ha due modi per sostenere la crescita. Il primo è quello di abbassare i tassi d'interesse, quindi dovrà andare in quella direzione. Il secondo è quello di prestare denaro direttamente agli Stati, piuttosto che passare attraverso il sostegno alle banche».

«È inverosimile - ha aggiunto il candidato socialista - che la Bce inondi il mercato di liquidità, con le banche che si finanziano all'1% e poi prestano agli Stati al 6%, com'è il caso della Spagna. A un certo punto simili posizioni di rendita non sono più accettabili. Sarebbe più giudizioso, più efficace, più rapido che la Bce diventi prestatore di prima e ultima istanza. Com'è peraltro il caso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna».

Mélenchon ha invece riservato i suoi ultimi strali agli Stati Uniti, «potenza pericolosa che da sempre complotta contro l'euro per evitare la concorrenza di un'altra moneta di riserva». E ha assicurato che al secondo turno i voti del Front de gauche andranno a Hollande. Perché «la prima tappa del nostro cammino verso la conquista del potere è la caduta di Sarkozy». E «dell'asse Merkozy, cuore dell'Europa dell'austerità».

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