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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 22:55.

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La partita con la Roma doveva essere nell'immaginario collettivo l'ultimo vero ostacolo per la Juventus sulla strada dello scudetto. Una prova del nove contro una squadra incostante ma storicamente agguerrita quando incrocia le spade con i bianconeri. Ebbene, l'impresa più difficile è durata meno di mezz'ora. Mezz'ora in cui gli uomini di Conte hanno dato tutte le risposte che aspettavamo. Hanno sbriciolato i giallorossi che non hanno neanche avuto modo di provarci a mettere i bastoni tra le ruote alla Juve. Il tutto nel giorno in cui il Milan mostra la sua faccia peggiore raccattando con grande fatica un pareggio in rimonta contro il Bologna, a San Siro. La sfida tra Juve e Roma ha lo stesso sapore di sempre ma certo qualcosa si perde con Totti e Del Piero seduti in panchina, pronti a sostenere i compagni con il carisma ma non con i piedi vellutati. Ma il fascino di ben altre epiche battaglie è solo un ricordo. In campo c'è una sola squadra ed è quella in maglia rosa. Al primo affondo, su una distrazione della difesa della Roma, la Juve va in vantaggio. Cross basso di De Ceglie e gol di Vidal che si scatena e 5' più tardi mette un pietrone sulla partita con un inserimento spettacolare che non sfugge agli occhi di Vucinic. Il montenegrino lo serve e lui con un destro dal limite fa esplodere lo Juventus Stadium che adesso davvero accarezza il sogno scudetto. La Roma è talmente non pervenuta che i difensori bianconeri potrebbero aggiornare i fans via Twitter sull'andamento della gara. Festa finita per Luis Enrique prima che scocchi la mezz'ora. Un contatto in area di rigore tra Stekelemburg e Marchisio costa il rosso al portiere (dentro Curci) e Pirlo dal dischetto sbaglia ma ribadisce in rete sulla respinta. La Juve, rallenta, non vuole infierire ma le occasioni spuntano come funghi: De Ceglie di poco sul fondo, Quagliarella si vede respingere una palla gol dal portiere e Marchisio inizia e rifinisce un'azione con un gran diagonale dal limite che fissa il punteggio. C'è tempo anche per l'ingresso di Del Piero, un ulteriore regalo per l'adorante pubblico bianconero. Per la Roma solo frustrazione che si traduce in una probabilissima squalifica per uno sputo di La Mela.

Lo stesso senso di frustrazione probabilmente attanaglia Allegri, che però reagisce con grande signorilità senza neppure polemizzare su un fuorigioco sventolato a casaccio a Ibra al 58' che avrebbe potuto cambiare l'andamento del match col Bologna. Resta il fatto che ieri si è visto un brutto Milan. Al gol di Ramirez nel primo tempo, su un errore di Van Bommel, risponde Ibrahimovic sul finale. Troppo poco e troppo tardi. I punti di vantaggio della Juve sono 3 a cinque giornate dal termine. In condizioni diverse potrebbero sembrare recuperabili ma il divario di condizione sembra incolmabile.
La Lazio mantiene il suo terzo posto pareggiando 1-1 all'Olimpico con l'ottimo Lecce che continua, giustamente, a credere nell'impresa salvezza mentre per Cesena(2-2 col Palermo) e Novara (sconfitto dal Napoli) le speranze sono solo aritmetiche e poco concrete. L'Inter continua a credere nella chance della terza piazza ma a Firenze si ferma sullo 0-0 e sei punti di ritardo sono un'enormità. Sembra aver smesso di crederci anche l'Udinese (0-0 col Chievo), con le energie ridotte al lumicino. In coda invece il Lecce, al momento terzultimo, sembra più in salute del Genoa che ha un solo punto in più.

E chiudiamo proprio con la vergogna di Marassi. Un momento amaro, avvilente, nauseante per il nostro calcio. Al culmine della batosta casalinga rimediata contro un brillantissimo Siena (4-1) gli ultras invadono il campo con un atteggiamento mafioso e intollerabile (purtroppo invece tollerato per questioni di ordine pubblico). Minacciano i giocatori costringendoli alla pubblica umiliazione di sfilarsi una maglia che vengono accusati di indossare indegnamente. Forze dell'ordine impotenti, arbitro attonito che si limita e sospendere per mezz'ora una gara che riprenderà solo per onor di firma in un clima di forte intimidazione. E una squalifica del campo in arrivo che, paradosso dei paradossi, sarà una liberazione per il Genoa, in attesa di provvedimenti credibili per un calcio incapace di reagire al ricatto della violenza di pochi.

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