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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2012 alle ore 09:30.

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Il campionato è finito. Il calcio italiano non ancora, ma dopo i fatti di Genova il baratro si è avvicinato di un altro po'. Non sarà facile dimenticare quelle maglie rossoblu sfilate una alla volta e ammonticchiate sul prato di Marassi, perchè così esigevano gli ultras. Ma il problema vero è che si dice così ogni volta, e l'elenco delle immagini da non dimenticare è ormai così lungo che qualcuna nel frattempo l'abbiamo dimenticata per davvero.

Sono loro, i violenti, che non dimenticano. Quelli di ieri, per esempio, non hanno dimenticato gli ultras serbi che un anno e mezzo fa tennero in ostaggio lo stesso stadio, e ne hanno ripetuto l'impresa. Né hanno dimenticato che la scorsa estate furono loro a dettare l'agenda alla società, pretendendo - e ovviamente ottenendo - la cessione di Milanetto che aveva osato ribellarsi ai loro deliri. E nemmeno che due settimane fa a Novara avevano a fine partita convocato la squadra sotto la loro curva, costringendola a prender nota di minacce e di accuse.

Tutta gente, sia ben chiaro, che società e polizia conoscono benissimo, nomi, cognomi e in molti casi precedenti penali. Ma si è arrivati a ieri come niente fosse. E quelli, una volta entrati in azione, hanno ottenuto esattamente quello che volevano. Mentre la società pensava che toccasse alla polizia impedirlo, e la polizia (si è saputo poi) pensava toccasse invece alla società. Con i giocatori che, nel dubbio e nella legittima paura fisica di imboscate postume, li hanno accontentati e si sono levata quella benedetta maglia. E che sarà mai?

Peccato che questa storiaccia ignobile abbia oscurato la svolta decisiva per il titolo. Mancano cinque partite e la Juve ne ha una di vantaggio. Anzi una e mezza, visto che vincerebbe anche in caso di arrivo a pari punti. Ma è il grafico di rendimento a rendere pressochè definitiva la sentenza. Il Milan ha completato con il Bologna il suicidio casalingo già riuscitogli con la Fiorentina. Mentre la Juve ha disintegrato in meno di otto minuti la ridicola difesa della Roma. Il passo di Vidal da una parte, e quello di Seedorf o Van Bommel dall'altra fotografano alla perfezione l'attuale momento delle due rivali.

In coda continua la rimonta del Lecce e non c'è solo il Genoa (la seconda cacciata stagionale dimostra che anche la società, non solo i suoi ultras, ha le idee chiare) a tremare. Anche se poi, a proposito di com'è ridotto il nostro povero calcio, sarà il processo per le scommesse a stilare le vere classifiche.

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