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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2012 alle ore 08:07.

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Marine Le Pen (Olycom)Marine Le Pen (Olycom)

BRUXELLES. Il sorprendente risultato ottenuto dai partiti estremisti al primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha provocato un'evidente preoccupazione alla Commissione europea. Dietro ai timori delle autorità comunitarie si nasconde un crescente nervosismo per il rafforzamento di partiti che stanno cavalcando con sempre maggiore successo il malcontento contro le politiche economiche decise a Bruxelles.

La Commissione ha esortato ieri i dirigenti politici europei «a non cedere» alla «minaccia» populista. Per bocca del portavoce Olivier Bailly, l'Esecutivo comunitario ha ricordato che il suo presidente, il portoghese José Manuel Barroso, «ha più volte ricordato ai leader politici di non cedere alla tentazione dei discorsi populistici e di continuare a fare avanzare l'Europa della pace e della crescita». Al primo turno delle elezioni presidenziali francesi, il Fronte nazionale di Marine Le Pen ha riscosso un risultato mai ottenuto prima, raccogliendo il 17,9% dei suffragi. Dal canto suo, il Front de gauche guidato da Jean-Luc Mélanchon ha raccolto il 11,1% dei suffragi. Ambedue i partiti sono critici della politica economica europea. La signora Le Pen flirta addirittura con l'uscita della Francia dall'euro.

Ieri lo stesso Bailly ha ammesso che la crisi economica ha comportato un aumento delle diseguaglianze sociali, alimentando di conseguenza le crescenti pressioni populiste. Nel contempo il portavoce ha però sottolineato che la stessa crisi economica dovrebbe indurre i Paesi a lavorare insieme, in un contesto nel quale i problemi sono sempre più spesso globali anziché puramente nazionali. Dietro alla reazione della Commissione c'è il forte timore da parte delle autorità comunitarie di essere prese di mira. In questi mesi, la politica economica della Commissione è stata associata all'austerità. In un contesto di forte recessione nella zona euro, e mentre la disoccupazione aumenta in molti Paesi, la strategia non solo è criticata da molti Governi, ma sta rafforzando i partiti più estremisti.

Il destino ha voluto che il voto francese - e il sorprendente risultato ottenuto dal Front National e dal Front de Gauche - coincidesse con una crisi politica in Olanda. I partiti della coalizione guidata da Mark Rutte non hanno trovato un accordo su un nuovo piano di tagli alla spesa, tanto che ieri il Governo è stato costretto alle dimissioni. Nei Paesi Bassi si voterà molto probabilmente dopo l'estate. Le elezioni potrebbero dare nuova linfa al partito populista di Geert Wilders, che in questi ultimi anni ha appoggiato dall'esterno il Governo Rutte, e che ha rifiutato i tagli al deficit proposti dal ministro delle Finanze Jan Kees De Jager. Nel fine settimana, Wilders ha affermato: «Non vogliamo che i pensionati olandesi siano spremuti solo per rispettare i dettati provenienti da Bruxelles».

Sempre più criticata, la Commissione ieri ha difeso la propria politica su due fronti. Amadeu Altafaj, il portavoce del commissario agli Affari monetari Olli Rehn, ha spiegato prima di tutto che la strategia europea si basa sia sull'austerità di bilancio che sulle riforme economiche. In secondo luogo, ha ricordato che gli obiettivi di bilancio sono decisi dalla Commissione, insieme ai Governi nazionali, riuniti nel Consiglio.
Nel tentativo di anticipare il possibile (non ancora certo) arrivo del socialista François Hollande all'Eliseo e di smorzare nel contempo il successo dei partiti populisti, la Commissione sta cercando un nuovo mix di politica economica nella zona euro che dia più spazio al rilancio della crescita economica. Una svolta, o comunque un cambiamento, è atteso a metà maggio quando Rehn pubblicherà nuove previsioni economiche.

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