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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2012 alle ore 18:25.

Il Governo presenta "emendamenti di aggiustamento" alla normativa sui licenziamenti disciplinari ed economici della riforma del lavoro.
Al Senato il Pdl e il Pd non hanno presentato emendamenti sulle modifiche all'articolo 18, in coerenza con l'intesa politica raggiunta tra i segretari di Pd, Pdl e Udc.

Lo riferisce il relatore Maurizio Castro: su questo non c'é nulla, non presenteremo emendamenti». Questo però non vuol dire che la nuova formulazione della normativa sui licenziamenti resti intatta.
Ci saranno infatti "aggiustamenti" sui licenziamenti disciplinari ed economici e questi avverranno tramite emendamenti del governo. «Mi aspetto emendamenti del governo per coerenza estetica», dice Castro, spiegando che si tratta di ridurre il potere discrezionale del giudice nel caso dei disciplinari e divenire incontro ai rilievi dei tecnici del senato che evidenziavano rischi di minori tutele per i lavoratori licenziati durante il processo.

Sempre Maurizio Castro (Pdl) ha riferito che gli emendamenti al ddl lavoro sono almeno 800. Il Pdl ne ha presentati 300, la Lega altrettanti. Per quanto riguarda il suo partito castro spiega che le proposte di modifiche che «non svuotano l'impianto. La legge è urgente e va migliorata».
Il Pdl in particolare interviene sulla flessibilità in entrata, riducendo la pausa necessaria tra un contratto e l'altro nei tempi determinati e alleggerendo la stretta sulle partite Iva, che sarebbero salvaguardate nel caso in cui, spiega castro, i titolari siano professionisti di esperienza con «profili medio-alti»

Oggi è scaduto il termine di presentazione delle modifiche, le proposte saranno esaminate in commissione a partire dal 26 aprile; il via libera dovrebbe arrivare il 2 maggio.

Secondo le indicazioni fornite dal relatore al Ddl lavoro Tiziano Treu e dalla senatrice Rita Ghedini, negli emendamenti presentati (una settantina) il Pd punta da una parte a garantire una distinzione più precisa tra le partite Iva vere e quelle false utilizzate per i lavoratori autonomi e i parasubordinati, dall'altra a introdurre un "salario di base", così da evitare che l'incremento dei contributi sul lavoro autonomo e parasubordinato alla fine si scarichi sul compenso netto percepito dai lavoratori.

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