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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2012 alle ore 08:55.

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Quanto incassano davvero i partiti in Italia? Difficile accertarlo, anche spulciando i bilanci. E altrettanto difficile è fare paragoni a livello internazionale. Il Sole 24 Ore ci ha provato, confrontando il bilancio 2010 del Pd (l'unico certificato fra quelli dei grandi partiti italiani) con quelli di altri tre grandi partiti europei della famiglia socialista: il Partito socialista francese, il Labour Party britannico e la Spd in Germania (in questo caso il bilancio è del 2009). Sono quattro grandi partiti popolari di dimensioni complessivamente comparabili (con percentuali elettorali fra il 23 e il 33% nel periodo considerato); almeno per quanto riguarda il capitolo dei contributi pubblici, un confronto fra il Pdl e la Cdu o i Tories inglesi darebbe risultati simili.

Il bilancio del Pd
I risultati? In primo luogo, il disporre di un bilancio – anche certificato – è lungi dal garantire completa trasparenza. Il bilancio del Pd, per esempio, non è consolidato a causa – spiega il tesoriere Antonio Misiani – della «totale autonomia giuridica delle entità locali». Per esempio, i proventi del tesseramento (almeno 9 milioni di euro annui, stima Misiani) restano a livello delle Federazioni regionali, così come i contributi dei privati al di sotto dei 50mila euro; i rimborsi elettorali affluiscono a livello nazionale, ma quelli relativi alle elezioni regionali vengono riversati alle singole entità locali. Questo meccanismo produce un rosso di 42 milioni nel bilancio 2010 del Pd, dovuto al fatto che sono stati rigirati alle Regioni 51 milioni di contributi per l'intera legislatura.

I contributi pubblici
Capire quanto il Pd incassa davvero di contributi pubblici ogni anno non è facile. Il conto economico certificato espone infatti i rimborsi per competenza e non per cassa: vengono cioè iscritti a ricavo ogni anno i contributi legati alle tornate elettorali svoltesi nei 12 mesi, anche se non sono tutti incassati subito, ma non quelli – pure incassati nell'anno – relativi alle elezioni di periodi precedenti. Un esempio: nel 2010 il Pd ha registrato fra i ricavi 51 milioni di euro, legati alle elezioni tenutesi in 13 regioni in quell'anno; nel 2009 erano maturati 68 milioni per le elezioni europee e quelle in altre 3 regioni; nel 2008 si era toccato il massimo, con 182 milioni di cui 167 derivanti dalle elezioni politiche.

I soldi fisicamente incassati nel 2010 sono 10,35 milioni per le elezioni 2010 più 49,78 milioni per quelle degli anni precedenti, ovvero in tutto 60,13 milioni. Ma non basta: all'area politica che fa capo ai democratici sono arrivati nel 2010 altri 30 milioni circa relativi ai rimborsi delle elezioni politiche del 2006. Il contributo viene dalla legge 51/2006, varata a fine legislatura dall'allora Governo Berlusconi e che consentiva a tutti i partiti di incassare i contributi elettorali per 5 anni anche quando la legislatura fosse interrotta in anticipo: è grazie a questo provvedimento che i partiti hanno incassato per gli anni 2008-2010 rimborsi elettorali doppi - per le politiche del 2006 e del 2008. I rimborsi relativi al 2006 non compaiono nel bilancio del Pd poiché «fanno capo a soggetti giuridici diversi, ovvero i DS e la Margherita» spiega Misiani.

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