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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2012 alle ore 18:25.

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«La ricandidatura di Umberto Bossi a segretario federale? non me l'aspettavo. E francamente la ritengo inopportuna»: lo dice Flavio Tosi, indicando che a decidere «sarà il congresso. Io ritenevo improbabile una riproposizione di Umberto Bossi» alla segreteria. «Dopo di che, ovviamente, al congresso ognuno è libero di candidarsi - aggiunge Tosi - e saranno i militanti a decidere se il segretario sarà ancora lui o qualcun altro. Naturalmente il sottoscritto si augura che sia Roberto Maroni».

Il sindaco uscente di Verona, 42 anni, 61% dei consensi nel 2007, dovrà presto dimostrare con i voti se lo strappo dal vecchio establishment del Carroccio, stordito dagli scandali sui fondi di partito, ha delineato un nuovo gruppo dirigente e - cosa non secondaria - se veramente la Lega in Veneto ormai può fare senza del Pdl. Tosi schiera ben sette liste, quella della Lega più 6 civiche, 3 delle quali con il suo nome nel simbolo. Naturalmente anche per Verona, che diventa un test regionale, sono le prime elezioni del dopo-Berlusconi e del dopo-Bossi, che qui erano di casa in campagna elettorale.

Nel frattempo è successo di tutto: Tosi ha puntato i piedi, fino ad ottenere il via libera alla lista civica con il proprio nome, sulla quale si è rischiato lo strappo tra Bossi e Maroni, prima che arrivassero le inchieste sul tesoriere Francesco Belsito. Poi è stata la volta dei consiglieri e assessori del Pdl che, dopo cinque anni di giunta con Tosi, sono confluiti nella sua sua lista, venendo subito sospesi dal segretario Angelino Alfano. Cosa che però ha indebolito ancor più a livello cittadino il partito «azzurro».

Il Pdl infatti appoggia ufficialmente l'avversario numero 1 di Tosi, l'avvocato Luigi Castelletti, 57 anni, ex presidente di Verona Fiere, che punta al ballottaggio con il contendente leghista. Stranezze della politica: con la Lega a correre da sola, a Verona si è ricompattata la parte del centrodestra che invece a Roma è agli antipodi: Castelletti ha l'appoggio di Casini (Udc), Fini (Fli) e Alfano (Pdl).

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