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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 06:42.

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MILANO
Si riapre la partita per la leadership nella Lega Nord. E l'annuncio della ricandidatura di Umberto Bossi, appena dimessosi a seguito dello scandalo sull'uso illecito dei rimborsi elettorali, è stata una doccia fredda per Roberto Maroni e i suoi sostenitori, che, pur senza dirlo mai esplicitamente, stavano già ipotizzando di arrivare alla guida del Carroccio con una certa facilità dopo il congresso federale di fine giugno.
Bossi stavolta ha giocato d'anticipo, forse senza nemmeno studiare la mossa ad effetto. L'ex leader, al termine del "Lega Unita Day" di Zanica di due giorni fa, ha annunciato di essere pronto a guidare il partito «per la gente» e «per l'unità del partito». Il risultato è che adesso nel partito si parla di cosa accadrebbe se Bossi si ricandidasse davvero, e si riaprono le fratture interne. Considerato che l'ex senatùr è l'uomo più conosciuto e amato dalla base leghista, il rischio per i maroniani è che venga meno quel processo di rinnovamento auspicato.
Intanto il giornale di partito la Padania tenta un passo in avanti: oggi in edicola avrà per allegato un tagliando in cui i militanti possono scrivere il proprio candidato alla segreteria federale. Ma intanto la dichiarazione ha spiazzato tutti nella Lega, che ora si divide tra chi sostiene la candidatura a segretario federale dell'ex senatùr (sperando in una rivincita per gli uomini vicini a Bossi), tra chi minimizza la frase sottolineando che si tratta di un'affermazione "rubata" in un contesto improprio, e chi si spinge a dire che un rinnovamento al vertice sarebbe invece la cosa più auspicabile.
Una cosa è certa: nessuno osa mettere in discussione in modo frontale la figura di Bossi, leader storico del partito, quasi un simbolo del movimento tra gli elettori del Carroccio (motivo per cui gli sarebbe comunque spettato il ruolo di presidente).
La prima reazione è quella di Maroni, che sul momento incassa in silenzio e poi all'una di notte commenta su Facebook: «Peccato che la dichiarazione (a sorpresa) di Bossi abbia consentito ai giornalisti di mettere in secondo piano la protesta fiscale». Insomma, colpa dei giornalisti. Niente di più. Poi c'è chi, come Roberto Calderoli (che insieme a Maroni e Manuela Da Lago fa parte del triumvirato che guiderà il partito verso il congresso), riduce il colpo: «Bossi ha detto: "se lo richiede l'unità mi candido" ma poi ha anche detto che è pronto a lasciare spazio al nuovo. Ma comunque non è ancora il momento di pensare alle candidature». Sulla stessa scia Attilio Fontana, sindaco di Varese: «Bossi ha parlato ma poi ha corretto il tiro dicendo che la sua candidatura è un'ipotesi solo se non dovesse spaccare la Lega». E poi si sbilancia con qualche parola in più: «L'unico candidato sarà Maroni, ma sentiamo cosa ha da dire Bossi che per noi è sempre importante».
Per l'europarlamentare milanese Matteo Salvini, che secondo fonti accreditate è il possibile nuovo segretario della Lega in Lombardia, «i funzionari e i deputati non possono vivere su Bossi, e comunque abbiamo scelto la via del congresso che darà la parola ai militanti, il resto sono chiacchiere». Il più esplicito è Flavio Tosi, sindaco di Verona e possibile nuovo leader del partito in Veneto (i congressi regionali in Lombardia e in Veneto si terranno dal 1° al 3 giugno): «La ricandidatura è francamente inopportuna. Lo sceglieranno i militanti, ma io spero sia Maroni».
E questo i maroniani. Sull'altro fronte i bossiani hanno opinioni nettamente diverse. Si comincia con i deputati Giacomo Chiappori e Alessandro Montagnoli: «Ottima decisione». Bossi è, per il primo, «l'uomo che ha costruito questa grande casa», mentre per il secondo la sua candidatura è «la soluzione migliore per ricompattare il partito». Per il senatore Giovanni Torri «Bossi sarà il candidato unico, nessuno può pensare di relegare il padre fondatore a mera icona senza tenere conto del movimento»; per il segretario della Lega Nord dell'Emilia, Angelo Alessandri, «si tratta di una bella notizia per l'unità del movimento». Poi in serata arrivano le dichiarazioni di Roberto Castelli alla Zanzara su Radio 24: «Se Bossi volesse candidarsi sarebbe meglio presentarsi con una candidatura unica, visto che siamo l'ultimo partito di stampo sovietico. E poi Maroni sarà pure una figura di maggior spessore politico in questo momento, ma il congresso è un'altra storia».
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