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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 15:36.

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Ad Atene è la prima volta che si vota dall'inizio della crisi: da una parte il partito del governo che ha cercato di mantenere la Grecia in Europa a colpi di pacchetti di austerità, dall'altra un'opposizione molto ottimista che però prevede di andare incontro a una vittoria di Pirro. La Francia sceglie il presidente, e sembra probabile una vittoria del socialista Francois Hollande sul presidente uscente Nicolas Sarkozy, che tuttavia si aggrappa agli ultimi sondaggi di ieri sera, secondo cui è indietro di soli quattro punti (52%-48%). Atene, il malato europeo, Parigi, uno dei due più influenti dottori che decidono la cura. Tutto ciò mentre Londra conferma il sindaco conservatore Boris Johnson a scapito del "rosso" Ken Livingtone (ma il resto del paese, in recessione, si sposta a sinistra), e l'Italia aspetta il primo test elettorale dalla caduta del premier Berlusconi e l'insediamento del governo Monti.

Londra, Atene, Parigi, Roma, Berlino, fra oggi e domani domenica 6 maggio si giocano gli europei delle urne. Cosa c'è in ballo? Cosa cambia? Le facce, sicuramente. Se la Francia boccia il presidente uscente, viene meno il duo Merkel-Sarkozy che ha ideato e promosso il fiscal compact, severe regole fiscali come cura dell'eurozona che piacciono soprattutto ai governanti franco-tedeschi. Se la Grecia cambia maggioranza vuol dire sconfessare il lavoro dei recenti governi che hanno imposto durissivi tagli e sacrifici al paese che ha usufruito di due eurosalvataggi in due anni (il probabile scenario è invece che vinca la destra ma che non riesca a governare perché senza maggioranza e altre urne sarebbero inevitabili. Infine l'Italia, le cui elezioni pur locali, sono guardate con grande interesse anche all'estero perché è noto che qualsiasi test elettorale nostrano destabilizza il già fragile quadro politico, con l'indebolimento dei partiti e un voto di protesta che premierebbe partiti come quello di Beppe Grillo.

Infine, la Germania. La Cdu di Angela Merkel, già indebolita dai voti licali delle ultime tornate, sembra avviata a una nuova sconfitta parlamentare regionale, con il voto sempre domani nello Schleswig-Holstein, nel nord della Germania. Questo almeno prevedono i sondaggi della vigilia secondo cui l'esito del voto probabilmente non sarà tale da consentire una riedizione dell'attuale coalizione Cdu-Fdp ma sancirà piuttosto il passaggio di consegne ad un governo formato dai partiti di opposizione Spd, Verdi e dal movimento che rappresenta la minoranza linguistica danese. L'unica speranza per il partito della Merkel potrebbe essere quella di una grande coalizione con la Spd, in cui il partito maggiormente votato esprimerebbe il capo del governo. ma l'attuale lander socialdemocratico nel Land, Torsten Albig, spera di potere evitare questa soluzione e optare invece per una coalizione tripartita con Verdi e movimento che rappresenta la minoranza linguistica danese.

Rimane l'interrogativo: una volta che i mercati il giorno dopo avranno digerito i risultati, qualcosa nel breve periodo cambierà?

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