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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2012 alle ore 18:10.
L'ultima modifica è del 07 maggio 2012 alle ore 13:39.

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Il quorum del 33,3% è stato raggiunto in ognuno dei 10 quesiti: tutti i referendum «anticasta» sono dunque validi. E per quattro delle otto province sarde - quelle più recenti e istituite dieci anni fa - il destino sembra essere segnato. È il primo dato eclatante che emerge dal voto di ieri e oggi in Sardegna. L'alto numero delle schede da verificare ha rallentato le operazioni di scrutinio. Il presidente della Provincia di Carbonia Iglesias - una delle quattro nuove Province oggetto dei referendum abrogativi -, Salvatore Cherchi, (Pd) si è dimesso.

L'affluenza è stata più alta del previsto. Sono andati al voto 525.651 sardi, il 2,2% in più di quanto fosse necessario. Al momento, quando sono stati verificati i dati di circa mille sezioni su 1.827, la percentuale dei votanti oscilla infatti tra il 33 e il 34 per cento.

Il referendum in sintesi
Ma su che cosa dovevano esprimersi i sardi? Il referendum - promosso da un movimento trasversale che fa riferimento al partito dei Riformatori (che in Sardegna ha raccolto il testimone del movimento referendario di Mariotto Segni) prevedeva in tutto dieci quesiti, cinque dei quali con carattere abrogativo. Vediamoli.

- Quattro quesiti riguardano la cancellazione delle leggi regionali che hanno istituito le quattro province sarde più recenti, ossia Gallura, Medio Campidano, Sulcis, Ogliastra.

- Un questito si riferisce all'abrogazione della legge che lega gli stipendi dei consiglieri regionali a quelli dei parlamentari.

Altri quesiti hanno invece carattere consultivo, e prevedono rispettivamente:

- l'abolizione delle province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano;

- la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 50;

- l'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli enti e agenzie dalle Regione;

- la riscrittura dello Statuto sardo da parte di un'Assemblea Costituente;

- l'elezione diretta del presidente della Regione Sardegna.

I risultati delle votazioni
I favorevoli ai dieci quesiti referendari sono nettamente in testa, quando lo spoglio è vicino al 30% delle sezioni scrutinate.
Nei quattro referendum abrogativi sulle nuove Province sarde, i «Sì» superano il 97%, mentre in quello consultivo sull'abolizione delle quattro Province storiche i Sì si fermano al 68,57%, i No al 31,42%.

Il quesito sulla riscrittura dello Statuto sardo da parte di un'Assemblea Costituente conferma la vittoria netta dei Sì con il 93,99%.

Al 96,76% i favorevoli all'elezione diretta del Presidente della Regione autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie, e il 97,22% quelli favorevoli all'abrogazione della legge che norma l'ammontare degli emolumenti dei consiglieri regionali.

Oltre il 97% anche i Sì all'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione, mentre sale al 98,33% la percentuale di favorevoli alla riduzione a 50 del numero dei componenti del Consiglio regionale.

Reazioni e polemiche
«Ormai do per super certa l'abolizione delle quattro province» dice al Sole 24 Ore.com, Massimo Fantola (Riformatori Sardi), uno dei promotori dei referendum e amico di lunga data di Mario Segni. Per i Riformatori, che hanno sempre sostenuto il Pdl, Fantola è consigliere comunale, dopo essere stato sconfitto da Massimo Zedda alle scorse elezioni che hanno indicato il sindaco di Cagliari. «Quanto si risparmierà? È un conto difficile da fare - risponde Fantola - , però in Sardegna abbiamo otto province, troppe, considerando che alcune, come l'Ogliastra, contano appena 70mila abitanti».

«I compiti delle province verranno svolti dai Comuni - precisa ancora il riformatore -, con i soldi che finora erano destinati alle province. Inoltre, un'altra cosa appare ormai certa, visti i risultati del voto: in Sardegna andrà rivisto lo status dei consiglieri regionali, il cui stipendio oggi si aggira sui 12mila euro netti al mese ed è in linea con quello dei parlamentari».

«Con un voto saggio i Sardi hanno cancellato ieri con un Referendum le nuove 4 province istituite follemente 10 anni fa», scrive in una nota anche Mario Segni difendendo lo strumento referendario da chi vuole cancellarlo.

Il movimento referendario, in Sardegna ha un carattere trasversale: oltre a essere sostenuto da 120 sindaci sardi, è stato cavalcato in primis dal governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, a colpi di spot e messaggi sui media.

A Cagliari, tra gli esultanti per il risultato del voto, oggi c'è anche Arturo Parisi, Pd ulivista. «I sardi - dice Parisi al Sole 24 ore.com - hanno preso la cosa pubblica nelle loro mani. Non si accontentano di delegare ai politici, vogliono decidere direttamente».

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