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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 13:56.

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Le garanzie offerte all'Italia dalle autorità indiane che la vicenda dei fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sarebbe stata gestita in autonomia dalla giustizia indiana valgono ormai ben poco dopo la pesante presa di posizione del Governo di Nuova Delhi, tesa palesemente a influenzare le decisioni della Corte Suprema. Il più alto tribunale indiano doveva pronunciarsi oggi sul ricorso presentato dal Governo italiano circa la giurisdizione da applicare poiché la vicenda che coinvolge i due militari in carcere in Kerala da metà febbraio è avvenuta al di fuori delle acque territoriali dell'India.

La Corte suprema ha però rinviato a domani l'udienza su richiesta dei legali italiani (secondo quanto appreso sul posto dall'Ansa) che hanno chiesto più tempo per studiare il memorandum presentato solo ieri sera dal Governo di New Delhi contenente le motivazioni a sostegno della giurisdizione indiana. La memoria presentata dal Governo indiano e resa nota ieri dall'emittente televisiva Ndtv sostiene che l'Italia non ha diritto a ricorrere alla Corte Suprema sulla questione della legittimità costituzionale dell'arresto di Latorre e Girone. Secondo Nuova Delhi «la petizione dell'Italia non è ammissibile perché soltanto i singoli e non gli Stati possono rivolgersi alla Corte Suprema nel caso di violazioni di diritti umani».

Secondo il Governo di New Delhi, la Corte deve respingere il ricorso che si basa sulla valutazione che l'incidente non è avvenuto entro il limite delle acque territoriali e quindi non possono essere applicate le leggi indiane. «L'applicazione del codice penale indiano si estende fino all'area di 200 miglia nautiche dalla costa e quindi il Kerala ha diritto a perseguire i due militari», si legge inoltre nella memoria. Il limite indicato è quello della Zona Economica Esclusiva, la fascia di mare in cui lo Stato costiero ha diritto a sfruttare le risorse economiche ma che per il diritto internazionale resta un'area di libera navigazione in acque internazionali.
Il documento governativo ribadisce che le raffiche sparate dai militari italiani hanno colpito un'imbarcazione indiana e ucciso cittadini indiani e accusa Roma di essersi rivolta alla Corte Suprema senza avere "le mani pulite", poiché sulla vicenda la stessa giustizia italiana ha aperto un'inchiesta per l'omicidio dei due pescatori.

Si tratta dell'ennesimo caso di pressioni politiche effettuate dal Governo del Kerala e da quello federale indiano tesi a influenzare le decisioni dei tribunali ma il documento evidenzia anche la volontà di smorzare e tensioni tra il Kerala e Nuova Delhi. Il 20 aprile, proprio alla Corte Suprema della capitale, l'avvocato dello Stato centrale che dipende dal procuratore della Repubblica, Harin Rawal , aveva duramente criticato l'operato della polizia del Kerala accusata di avere agito al di fuori delle sue competenze. «Quella polizia non poteva far sequestrare la Enrica Lexie in quanto l'incidente è avvenuto oltre il limite delle acque territoriali delle 12 miglia nautiche», sostenendo così, inaspettatamente, la stessa posizione dell'Italia. Dure le reazioni in Kerala ed è probabile che la memoria depositata ieri dal Governo federale, di parere opposto a quello di Rawal, punti a evitare rotture interne e a sostenere le autorità di Kollam.

Finora, confermando una strategia basata sull'approccio morbido, né la Farnesina né il ministero della Difesa italiano hanno commentato la netta presa di posizione ufficiale del Governo indiano e in ogni caso gli sviluppi ipotizzabili non sembrano certo essere positivi per la liberazione dei due fucilieri di marina, sulla cui prigionia il tribunale del Kerala si dovrà esprimere di nuovo l'11 maggio, prima della scadenza dei termini di carcerazione preventiva.

A quasi tre mesi dall'arresto non sono infatti stati presentati ufficialmente elementi di prova a carico dei due italiani utili a incriminarli, neppure la perizia balistica che fonti di polizia indiana assicuravano (alla stampa locale) che avrebbe "inchiodato" Latorre e Girone. Domani arriveranno in Italia i quattro fucilieri imbarcati con loro sulla Enrica Lexie (giunta ieri notte nel porto di Galle, nello Sri Lanka) e che verranno sentiti dalla procura di Roma.

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