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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2012 alle ore 11:58.

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Possibile svolta per la vicenda dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, da settimane agli arresti nello Stato del Kerala, in India. La Corte Suprema di New Delhi ha deciso infatti di ammettere il ricorso presentato dall'Italia in merito all'incostituzionalità della detenzione dei due marò. I giudici hanno chiesto al Governo dell'Unione indiana e allo stato del Kerala di presentare una memoria. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 8 maggio.

Ad accogliere il ricorso e le argomentazioni presentate dal legale Harish Salve a proposito dell'illegittimità dell'arresto di Latorre e Girone è stato in particolare il tribunale composto di tre giudici del massimo organo giudiziario indiano. L'avvocato ha sottolineato l'incompetenza dello Stato del Kerala a giudicare una disputa tra Stati sovrani in cui sono implicati dei militari. Il ricorso «per eccezione di giurisdizione», che contesta l'applicabilità delle leggi indiane al caso della Enrica Lexie, era stato presentato anche all'Alta Corte del Kerala (a Kochi) che però si deve ancora pronunciare. Nell'attesa del verdetto, venerdì scorso il team di legali italiani che assiste i marò ha presentato un appello in via di urgenza alla Corte Suprema dove è in corso anche l'esame della petizione per il rilascio della petroliera Enrica Lexie.

La scelta della Corte suprema segue di qualche giorno la donazione in denaro da parte dell'Italia alle famiglie dei due pescatori uccisi il 16 marzo scorso al largo delle coste dello Stato del Kerala, India sud-occidentale, morte di cui sono accusati i marò italiani. Secondo la ricostruzione della polizia indiana, i due pescatori sarebbero stati colpiti nel corso di una operazione antipirateria che ha visto coinvolto il contingente di militari italiani a bordo della petroliera Enrica Lexie.

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