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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 09:14.

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Suicida a Bologna l'ex candidato sindaco del Pd Maurizio Cevenini (Ansa)Suicida a Bologna l'ex candidato sindaco del Pd Maurizio Cevenini (Ansa)

Se a Bologna fosse venuta giù di schianto la Torre degli Asinelli avrebbe fatto meno rumore dello schianto che alle 7.50 di questa mattina ha fatto Maurizio Cevenini, il Cev, Mister preferenze del Pd, l'uomo della gente di Bologna. Maurizio Cevenini, 58 anni, consigliere comunale da una vita e regionale da mezza legislatura, ex candidato sindaco e recordman in Italia per la celebrazione dei matrimoni civili, si è suicidato gettandosi dall'ultimo piano della torre della regione. Quella dove aveva il suo ufficio. Sul tavolo ha lasciato una lettera per i suoi familiari.

Incredibile, impossibile, inaccettabile per Bologna: tutta. Al di là degli schieramenti e della fede politica, perché Cevenini era l'uomo di tutti i bolognesi. Era quello che sposava le coppiette, era quello che girava con la macchinina elettrica brandizzata Bologna Fc, che non perdeva una partita allo stadio. Il Cev era per la città la certezza di un sorriso, comunque andassero le giornate. Il Cev era più Bologna di piazza Maggiore e dei suoi infiniti piccioni. Era quella piazza che attraversava per fermarsi a parlare con chiunque: umarels e politici, blasonati (pochi perché lui era uno che allo snobismo di certa intellighenzia di partito non piaceva: troppo pop, popular e popolare), e senza patacche sulla giacca.

Cevenini era l'uomo che tutti votavano: alle ultime regionali aveva fatto una tale abbuffata di preferenze che il suo partito, trovandosi a dover scegliere un candidato sindaco capace di far dimenticare ai bolognesi lo scandalo del Cinziagate e di Delbono, aveva, dopo infiniti mal di pancia, scelto lui.

La vittoria sarebbe stata blindata. Poi a pochi mesi dall'imprimatur, il 18 ottobre 2010, l'attacco ischemico transitorio, il ricovero d'urgenza a Villalba (di cui era direttore) e la conferenza stampa in cui, commosso, con addosso una tuta del Bologna, annuncia il ritiro. In tanti dicono che quella scelta non fosse la sua. Anche chi scrive questo dolorosissimo pezzo, che il Cev lo conosceva da una vita la pensava così e glielo disse. Era il giorno in cui tornò in consiglio regionale: «Mauri, dai a me lo puoi dire, ti hanno fatto ritirare...». La sua risposta fu al mio orecchio: «Deborah cosa vuoi che ti dica? È andata così». Un sorriso triste, che nessuno gli conosceva e che da quel giorno invece divenne il suo nuovo sorriso, gli si allargò appena sulla bocca. «Mauri, non mollare». «Deborah te mi conosci: io non mollo mai». Non è stato così. Neanche 2 anni dopo quella mezza chiacchierata, Maurizio Cevenini ha mollato il colpo. Si è buttato giù da una finestra del Consiglio regionale. E qui sotto, a poche decine di metri da quella che stamane ha scelto come bara, tutti sono impietriti: colleghi suoi e giornalisti. «Non lo abbiamo capito, stava male e nessuno lo ha aiutato», dice un fotografo barbuto. «L'ho visto ieri - dice un assessore a occhi bassi - non stava bene, aveva paura di aver perso il rapporto coi cittadini... Ma da qui ad ammazzarsi». Da lì ad ammazzarsi per il Cev è stato tutt'uno. Il perché, al momento nessuno lo sa. Le indagini sono affidate alla Questura. Forse nel corso della giornata si potrà capire di più. Per ora, dalla base della Torre del Consiglio regionale, è solo silenzio e lacrime.

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