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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2012 alle ore 18:03.

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Il ministro della Giustizia Paola SeverinoIl ministro della Giustizia Paola Severino

Finora, la sua mediazione è stata più tecnica o più politica?
L'impianto fondamentale della legge è frutto, ovviamente, di una scelta tecnica e di accurate valutazioni che hanno tenuto conto di molti fattori: la giurisprudenza, la dottrina, il quadro normativo sovranazionale. Sulla struttura generale del progetto non credo possano innestarsi varianti che, proliferando, potrebbero soffocarne il tessuto, come cellule tumorali impazzite. Abbiamo il compito di consegnare al Paese un provvedimento da inserire stabilmente nel Codice penale su una materia fondamentale. È questa la responsabilità che avverto più fortemente e che non consente una mediazione politica che travalichi i limiti di miglioramenti nelle definizioni e di alcuni aggiustamenti dei limiti di pena, purché non si sconvolga l'equilibrio tra rilevanza dei beni giuridici tutelati e misura della sanzione.

I primi di giugno dovremo andare a Parigi per rendere conto all'Ocse dei "progressi" sull'anticorruzione e se andiamo con il testo Alfano, senza modifiche, saranno guai...
Spero che dalla commissione esca un buon testo anche per gli appuntamenti internazionali che ci attendono.

Sembra che il destino della riforma sia legato alla concussione. Caduto l'alibi dell'Ocse e dell'Europa, la sua mediazione prevede lo spacchettamento del reato, a seconda che vi sia costrizione o induzione. È l'unica norma con ricadute su processi in corso, molti dei quali a politici, e la sua proposta - a differenza di altre - se ne fa carico nei limiti del possibile. Tuttavia, per ragioni di buon gusto non sarebbe stato meglio evitare modifiche, tanto più che non saranno strategiche nella lotta alla corruzione?
Se non avessi modificato la concussione mi avrebbero detto che non lo facevo chissà perché. E sui perché si sarebbero cimentati in ogni modo. Ho cercato di distinguere all'interno della concussione i casi di costrizione da quelli di induzione per comprendere meglio il confine tra vittima e soggetto punibile. Quanto ai processi in corso, ho sempre ritenuto e ritengo che i giudici debbano occuparsene, mentre il legislatore debba cristallizzare in precetti e divieti una serie indeterminata di comportamenti lesivi di interessi giuridicamente rilevanti e, quindi, da tutelare. Infine i tempi: la calendarizzazione del ddl non è dipesa né da me né dal governo.

Prescrizione: Ocse e Europa ci chiedono di allungare la prescrizione per un'efficace lotta alla corruzione. La via maestra sarebbe la modifica della Cirielli, ma c'è un veto politico. Se non ci fosse stato, lei avrebbe ugualmente aumentato le pene di alcuni reati per allungare la prescrizione?

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