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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 16:51.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2012 alle ore 16:55.

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Sempre più teso il confronto diplomatico Italia-India dopo il nuovo no del tribunale di Kollam alla richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori locali in una operazione antipirateria a difesa dela petroliera Enrica Lexie. A stretto giro, e su richiesta del ministro Giulio Terzi, l'ambasciatore indiano a Roma, Debabrata Saha, è stato convocato stamani alla Farnesina dal Direttore generale per l'Asia Giandomenico Magliano, che ha trasmesso con fermezza l'inaccettabilità degli sviluppi giudiziari relativi al caso dei due militari italiani.

Ribadita la copertura dell'immunità diplomatica
All'ambasciatore, sottolinea una nota del ministero, «è stato nuovamente ribadito che si tratta di organi dello Stato italiano impegnati in operazioni antipirateria i quali godono quindi di immunità, e che la normativa internazionale attribuisce chiaramente all'Italia la competenza giurisdizionale in quanto la nave italiana Enrica Lexie si trovava in acque internazionali». È stata quindi reiterata - conclude la nota - «la sollecitazione del Governo italiano a che il caso venga deferito alla Corte Suprema Federale di New Delhi, ove è pendente il giudizio sulla competenza giurisdizionale e quello sulla immunità funzionale».

L'ambasciatore richiamato alla Farnesina
La censura italiana ha fatto in particolare riferimento ai capi d'imputazione contenuti nel rapporto presentato ieri dalla polizia indiana sull'incidente del 15 febbraio nelle acque dello Stato del Kerala in cui sono morti due pescatori indiani. Il documento, che imputa a Latorre e Girone il reato di omicidio e associazione a delinqueere, ha provocato come prima reazione della diplomazia italiana il richiamo a Roma per consultazioni del nostro ambasciatore a New Delhi, Giacomo Sanfelice.

Lunedì nuovo ricorso della difesa
La decisione di respingere anche la seconda richiesta di libertà su cauzione per i marò da parte di un giudice della "Session Court" del tribunale di Kollam segue ad un primo diniego dell'l'11 maggio scorso «per motivi tecnici» da parte del "chief magistrate" dello stesso tribunale. Gli avvocati dei militari sono già al lavoro per presentare un nuovo ricorso ed una nuova domanda sullo stesso tema a partire da lunedì prossimo presso l'Alta Corte di Kochi.

De Mistura: non sorpresi, era atto dovuto
«Non siamo sorpresi, ma proviamo un ulteriore disappunto»: questo il commento a caldo del sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura all'annuncio del rifiuto della libertà dietro cauzione per i marò da parte del tribunale di Kollam. «Non sorpresi - ha spiegato de Mistura - perché era un atto dovuto, vista anche la presentazione da parte della polizia del Kerala del dossier con le accuse contro Latorre e Girone. Dopo tale rapporto appariva davvero improbabile una risposta positiva a questo stadio».

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