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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2012 alle ore 16:31.

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Sono tre milioni e mezzo i cittadini italiani chiamati in queste ore al ballottaggio in oltre 100 comuni sparsi su tutto il territorio nazionale. Dei 26 capoluoghi di provincia in cui si è votato 15 giorni fa sono stati eletti al primo turno 7 sindaci: 3 del centro-sinistra, 3 del centro-destra e 1 della Lega (Flavio Tosi a Verona). Negli altri 19 capoluoghi chiamati al ballottaggio il candidato del "blocco" Pd è in testa in 12 casi, quello del "blocco" Pdl in 3 casi, quello del Terzo polo in altri 3 casi. Caso a parte l'outsider Leoluca Orlando, dell'Idv, che sfida il democratico Fabrizio Ferrandelli.

Centro-sinistra in vantaggio
Situazione ancora più sbilanciata in favore del centro-sinistra se si guarda al complesso dei comuni con più di 15mila abitanti. In questo caso le elezioni hanno già prodotto un vincitore in 37 casi su 157 (compresi i 26 comuni capoluoghi) e qui la partita è finita 25 a 7 per il Pd. Il partito di Pier Luigi Bersani si appresta dunque a risultare il vincitore di questa tornata amministrativa. Le sfide più interessanti si svolgono a Palermo, a Genova e a Parma, e in nessun di questi tre casi è in ballo un candidato del Pdl. A Palermo, città amministrata negli ultimi anni dal centro-destra, si tratta di una sfida pericolosa per il Pd di Bersani ma comunque tutta interna al centro-sinistra. A Genova Marco Doria, l'uomo di Nichi Vendola che ha sbaragliato il candidato democratico alle primarie di coalizione, è in vantaggio sul candidato del Terzo polo Enrico Musso.

Il nodo di Parma
Pdl assente pure nella sfida di Parma, città amministrata negli ultimi 14 anni dal centro-destra. Qui a preoccupare il candidato democratico Vittorio Bernazzoli, in vantaggio di 20 punti, è però il grillino Federico Pizzarotti. Ed è proprio la sfida parmense a togliere il sonno ai dirigenti di Largo del Nazareno. Su Pizzarotti potrebbero infatti convergere i voti del centro-destra, e il rischio di un capovolgimento dell'ultima ora è alto. Nonostante le incursioni della sinistra di coalizione e del vento anti-partiti portato dal comico-blogger Beppe Grillo, il Pd di Bersani si appresta dunque a stappare la bottiglia di champagne. Senza enfasi, tuttavia. Non solo perché il partito, anche se ha sostanzialmente tenuto rispetto al Pdl in forte calo, ha comunque perso punti. Ma anche perché quella del Pd rischia di essere una vittoria di Pirro, conquistata più sulle macerie degli altri che in virtù di una proposta politica forte e innovativa.

La "foto di Vasto" torna attuale
Da domani Bersani, che vedrà nella serata di martedì il premier Mario Monti per un faccia a faccia, potrà senza dubbio far valere meglio le sue ragioni al tavolo governativo. A cominciare da una maggiore attenzione ai temi sociali e alla crescita. Ma da domani per il Pd si apre anche, e seriamente, il tema delle alleanze. Non è un caso che sia Antonio Di Pietro che Nichi Vendola, alleati dei democratici quasi ovunque nei comuni ma all'opposizione del governo Monti, già rivendicano l'attualità delle "foto di Vasto" come base per «costruire l'alternativa» e proporsi come alleanza di governo nel 2013. «Avanti con il modello Vasto, che è vincente», tuona Di Pietro.

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