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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2012 alle ore 14:34.

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La ricapitalizzazione delle banche greche a carico dei partner dell'Eurozona è stata però innescata dalla ristrutturazione dei titoli di Stato greci voluta dall'Eurozona, con perdite inflitte ai privati (anche le banche) e un haircut equivalente al 70% del capitale investito: la Bce, contraria al Psi (private sector involvement), aveva ammonito i politici europei sul fatto che le ricadute del default greco avrebbero danneggiato fortemente le banche greche e che la ricapitalizzazione delle stesse sarebbe stata onerosa e complessa. In effetti la ristrutturazione dei titoli di Stato greci così fatta ha comportato la necessità di sostenere contestualmente il sistema bancario greco (già sofferente per la recessione) con un'iniezione da 50 miliardi: anche se l'Efsf non è in grado di raccogliere un tale ammontare in tempi brevi.

Per aggirare l'ostacolo, rendendo la situazione greca ancor più confusa, l'Efsf ha emesso lo scorso 17 aprile cinque obbligazioni a cedola variabile (Frn), ognuna per un importo di 5 miliardi (totale 25 miliardi) con scadenze 2018, 2019, 2020, 2021, 2022. Questi titoli non sono stati collocati sul mercato (impossibile raccogliere 25 miliardi in un giorno) ma sono stati emessi e trasferiti all'Hfsf come prestito: il fondo di stabilità ellenico avrebbe dovuto a sua volta ritrasferire le Frn prontamente alle banche greche, per consentire loro di utilizzarle come collaterale per finanziarsi presso la Bce: non è chiaro se l'Hfsf, in cambio delle Frn, abbia acquisito azioni delle banche. Ma non è neanche chiaro se questi titoli sono arrivati a destinazione.

Le cinque obbligazioni Frn emesse dall'Efsf saranno restituite al fondo emittente alla data di scadenza: una maniera un po' contorta per acquistare tempo che pare non abbia ricadute negative sui debiti pubblici degli Stati garanti dell'Efsf (stando a Eurostat, il prestito titoli o securities lending dell'Efsf non viene contabilizzato nel debito pubblico nazionale). L'Efsf sostiene di aver svolto il suo compito, cioè di aver trasferito le Frn all'Hfsf nei tempi previsti: da quella data, non si ritiene responsabile dei ritardi, che sono attribuiti totalmente ai greci. L'Hfsf potrebbe aver messo in stand-by il trasferimento delle Frn alle banche greche a causa dell'esito elettorale di maggio e della mancanza di un Governo: corre voce che mancasse qualche firma di peso.

La Bce si è però trovata costretta, di fronte a questo slittamento, a non ammettere più le banche greche alle operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema. Questa decisione, contemplata nello statuto della Bce, può scattare sulla base di due motivazioni: le banche controparti non hanno la solidità finanziaria adeguata oppure non dispongono di collaterale adeguato. La Bce ha invitato la Banca centrale greca a fornire la liquidità alle banche elleniche tramite l'Ela, che la espone al rischio di perdita in caso di default. Ma Riccardo Barbieri, chief European economist di Mizuho, ha ammonito che nel caso in cui la Banca centrale greca andasse in default, l'Eurosistema e quindi gli Stati dell'Eurozona accuserebbero comunque perdite notevoli.

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