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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2012 alle ore 14:23.

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Il divorzio breve potrebbe conquistare il suo primo sì già domani. Pur in attesa da tre anni, le tre proposte di legge che puntano a ridurre il tempo necessario per sciogliere definitivamente il vincolo matrimoniale, alle ultime battute in commissione Giustizia alla Camera sono state approvate senza grandi resistenze. E oggi la materia approda in Aula. Il testo base è quello della proposta Paniz (dal nome del relatore, Maurizio Paniz, Pdl) che riduce dagli attuali tre anni a un solo anno l'intervallo necessario per chiedere in modo consensuale il divorzio. Intervallo che raddoppierebbe a due anni se sono presenti figli minori.

Nonostante il tema sia tra quelli "sensibili", sui quali la coscienza pesa più della fedeltà politica, Paniz resta ottimista: «Potremmo arrivare all'approvazione già domani - ipotizza -. Non mi aspetto infatti molti emendamenti». Del resto l'idea giace in Parlamento da tre anni (6 maggio 2008 il deposito).

La leggina è di due soli articoli: il primo riduce da tre a un anno - dal giorno della comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale - il periodo minimo di separazione ininterrotta per poter presentare la domanda consensuale di divorzio. Il secondo anticipa lo scioglimento della comunione legale, sempre alla data dell'udienza.
«Di questa legge c'è assoluto bisogno – commenta Paniz -. Ormai, dati i tempi della giustizia, anche i tre anni di separazione sono diventati del tutto teorici».

Il confronto con la Ue
Il divorzio breve avvicinerebbe l'Italia alle altre legislazioni europee in materia di diritto di famiglia. In Francia per sancire la fine di una unione bastano dai tre ai sei mesi, in Germania tutto accade dopo un anno, ma senza più tornare di fronte i giudici. Divorzi sprint anche in Grecia, Romania e nella cattolicissima Spagna, dove non solo bastano sei mesi per dirsi addio ma già dal 1998 le unioni di fatto sono riconosciute a pieno titolo. Sull'altro fronte, ad esempio, si colloca Malta, dove la possibilità di rescindere il vincolo matrimoniale esiste solo da maggio 2011.

In realtà, a ben guardare, in Europa esistono 27 diritti di famiglia, uno per ogni paese che compone l'Unione. Ad analizzare le differenze e a tentare di individuare un percorso di riavvicinamento ha provato la sezione milanese dell'Ami (l'associazione Avvocati matrimonialisti italiani) che al tema del codice europeo della famiglia ha dedicato nei giorni scorsi un incontro internazionale. «Con l'aumento dei matrimoni misti tra cittadini di diversa nazionalità è sempre più urgente avere un quadro giuridico comune, nonostante le diversità culturali e religiose – sottolinea l'avvocato Elena Menon, presidente Ami di Milano – soprattutto nei casi di sottrazione dei minori, dove una griglia minima aiuterebbe a trovare una soluzione condivisa». Ogni anno si contano ormai 170mila divorzi tra coniugi di diversa nazionalità, il 20% dei divorzi complessivi nell'Unione. Ma è in aumento anche il «turismo del divorzio». Sempre l'Ami ha calcolato che negli ultimi sei anni 8mila coppie italiane hanno scelto di divorziare all'estero.

Incontro al Cnf
A mettere in guardia dai rischi di paralisi dei tribunali dopo l'approvazione del divorzio breve è un'altra associazione di avvocati, il Movimento forense che insieme al Centro studi «Sistema famiglia» affronterà le criticità del divorzio breve in un incontro domani a Roma presso la sede del Cnf. «Subito si riverserebbero sui tribunali le istanze dei due anni non più necessari», sostiene il promotore, l'avvocato Giorgio Vaccaro. E ribatte: «Per snellire davvero andrebbero riconosciuti anche in Italia i patti prematrimoniali e unificati in un solo momento separazione e divorzio».

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