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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2012 alle ore 14:18.

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Il Napoli riesce in ciò che non era riuscito a nessuno nel corso della stagione, battere la Juve. La squadra di Mazzarri vince la quarta Coppa Italia della sua storia infliggendo la prima sconfitta dell'anno ai bianconeri. È il primo successo dell'era De Laurentiis, che interrompe un digiuno lungo ventidue anni, dalla Supercoppa italiana conquistata proprio ai danni della Juve nel 1990. «È il trofeo di una rinascita - dice entusiasta il presidente napoletano - di una squadra che sei anni fa non esisteva più. Il Napoli esiste, è vivo e sa essere campione. È un successo dedicato a tutti i napoletani».

La firma sul trofeo è di Cavani e Hamsik, in capo a una partita intensa, spigolosa, meglio interpretata fin dall'inizio dagli azzurri che hanno sorpreso i bianconeri con ritmo e pressing, controllato il ritorno della squadra di Conte e colpito nei momenti decisivi con il guizzo di Lavezzi che ha generato il rigore del vantaggio e con il contropiede del raddoppio. «È la vittoria di un gruppo eccezionale, vanno osannati tutti», urla Walter Mazzarri.

Alla Juve, invece, non riesce la doppietta, dopo la vittoria dello scudetto. Dopo 42 partite senza macchia, arriva la prima caduta per gli uomini di Conte; l'addio di Del Piero si vela di tristezza, il sogno del capitano di salutare con un ultimo trionfo resta tale. «Non abbiamo preso la ciliegina, ma abbiamo preso la torta...», sorride amaro Alex. Il bilancio dei bianconeri resta comunque di gran lunga in attivo, se si pensa proprio allo scudetto tanto inatteso quanto entusiasmante. «È una sconfitta che non deve far piacere anche se viene dopo un'annata straordinaria», commenta Antonio Conte. «A me non piace perdere, non deve piacere neanche ai ragazzi, a nessuno. Stasera potevamo vincere un trofeo, dobbiamo imparare a mangiare sempre».

Il Napoli parte subito forte. Il gioco sulle fasce è la chiave per aprire gli spazi per gli inserimenti centrali di Lavezzi e agevolare i movimenti dell'intero tridente. Subito Zuniga impegna Storari (respinta di pugno su colpo di testa), poi il Pocho conclude una scorribanda con un diagonale che si spegne di poco a lato.

La Juve entra contratta, quasi inconsciamente appagata, e fatica ad entrare in partita. Pirlo è controllato a uomo da Hamsik (cui si aggiunge spesso Cavani in seconda battuta), la manovra stenta, non è la solita Juve. Un destro a giro di Marchisio scuote però i bianconeri, che iniziano a carburare e a crescere. Borriello sfiora il palo, lo stesso Marchisio è abbattuto in area al momento di tirare, ma l'arbitro Brighi sorvola inspiegabilmente sul rigore, Del Piero impegna De Sanctis su punizione.

La tensione è palpabile, ci sono diversi contrasti al limite. Proprio su rigore arriva la svolta, con Cavani che trasforma la massima punizione concessa per intervento di Storari su Lavezzi, sbucato da una rimessa laterale su cui la difesa bianconera si addormenta.

Conte cambia: dentro Pepe e Vucinic per Lichsteiner e Del Piero. Finisce al minuto 67 l'ultima apparizione in bianconero del capitano. La Juve va in forcing, Bonucci impegna De Sanctis che poi compie di piede un autentico miracolo su Pepe. L'assalto però è a tratti confuso, il Napoli controlla e riparte. Il sigillo finale sul successo degli azzurri è di Hamsik che conclude alla perfezione in diagonale un contropiede condotto da Pandev. La Juve resta in dieci (Quagliarella espulso per una gomitata ad Aronica), Del Piero riceve l'ultimo applauso del suo pubblico, capitan Cannavaro alza la coppa al cielo di Roma.

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