Ecco le poesie dei talebani. Anche i cattivi amano i versi (prima di loro Stalin, Khomeini e Karadzic)
di Guido De Franceschi 23 maggio 2012
3. Bush: caro Karzai mio schiavo
Nell'antologia, accanto a rappresentazioni paesaggistiche della dura terra dei pashtun e a una generica idealizzazione di sapore guerresco del Paese dell'Asia centrale ("Possa io essere sacrificato, sacrificato alle tue alte, alte montagne, / al tuo torace che sembra un fiore e ai pini. / Possa io essere sacrificato a te, mia patria, di cui ogni regione è bella, / ognuna delle tue pietre è di rubino, ogni tuo arbusto è una medicina"…), irrompono temi più recenti, legati allo scontro con l'Occidente e alla politica contemporanea. In una poesia si assiste addirittura a un dialogo tra George W. Bush e il presidente afghano Hamid Karzai ("Karzai: Ciao Bush, mio signore; / Ora che te ne sei andato, con chi mi hai lasciato? / Bush: Caro Karzai, mio schiavo! / Non t'arrabbiare; ti sto lasciando a Obama. / Karzai: Queste parole mi fanno felice. / Dimmi, quanto a lungo resterò qui? / Bush: Karzai! Aspetta un annetto; non venire finché non ti manderò qualcun altro lì…").
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