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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 22:07.

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Perché i politici italiani e greci sono così pessimi? Come mai Italia e Grecia, culle di due antiche e grandi civiltà, sono così mal servite dai loro moderni politici? Alla ricerca di qualche risposta, la Reuters sottolinea alcuni tratti comuni ai due Paesi: sistemi di corruzione e clientelismo che hanno radici storiche e sono stati perpetuati da sviluppi più recenti. L’analisi dell’agenzia di stampa è ripresa, tra gli altri, dal sito del Chicago Tribune.

In entrambi i Paesi – fa notare Barry Moody della Reuters - ora che la crisi economica provoca sofferenze tra la gente comune, i politici tradizionali affrontano “l’ira delle popolazioni” che finora avevano votato per loro. “Se non altro, c’è la prospettiva di un vero cambiamento”.

In Italia, le elezioni locali hanno dato un “forte schiaffo” ai politici tradizionali, in particolare a quelli di centro-destra che avevano appoggiato Silvio Berlusconi, e hanno portato a un successo “senza precedenti” il movimento di Beppe Grillo, il comico che chiama i politici “diarrea”.

I numerosi scandali di Berlusconi – ricorda la Reuters - “hanno paralizzato la sua capacità di parare la crisi del debito dell’eurozona iniziata in Grecia” e alla fine ha costretto “il grande showman” a passare la mano al tecnocrate Mario Monti. Tutti i grandi partiti sono macchiati da scandali di corruzione, compresa la Lega Nord, un partito “fondato per combattere la corruzione”.

In Grecia, il leader conservatore Antonio Samaras ha insistito per indire elezioni che hanno ridotto la percentuale di voti del suo partito e “messo il Paese su una strada che potrebbe portarlo fuori dall’euro”. Dopo una campagna “disastrosa” che ha punito il partito Nuova Democrazia di Samaras e i socialisti del Pasok - continua l’articolo - dalle elezioni del 6 maggio, i politici di Atene hanno passato il tempo a litigare “furiosamente” invece di trovare un modo di uscire dall’impasse, costringendo il Paese a tenere nuove e “imprevedibili” elezioni il prossimo mese. E anche adesso i politici sembrano essere poco disposti a spiegare che il voto del 17 giugno sarà “una scelta nuda e cruda tra lo stare nell’euro o l’essere cacciati fuori, anche se un messaggio del genere ha il potenziale per riportare voti ai partiti tradizionali”.

I partiti italiani si arrabattano per trovare nuove identità “più vendibili” prima delle elezioni del prossimo anno, ma, purtroppo per Monti, distanziandosi dalle sue impopolari politiche d’austerità.

“Sia in Italia che in Grecia – scrive la Reuters – la corruzione alimentata dalle somme necessarie per fare politica nell’era della televisione e i proventi generati dalla vendita di asset statali, combinati con rigide strutture di partito, hanno contribuito a creare classi politiche che pensano solo al proprio interesse”.

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