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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 16:53.
Cinque sondaggi in vista delle elezioni greche del 17 giugno vedono tutti, per la prima volta negli ultimi giorni, i conservatori di Nea Dimokratia (Nd) di Antonis Samaras sorpassare nelle intenzioni degli intervistati la sinistra radicale di Syriza, di Alexis Tsipras, finora virtualmente primo partito del paese. Secondo il rilevamento ND supera Syriza da 0,5 a 5,7 punti. Il socialista Pasok di Evangelos Venizelos viene dato terzo intorno al 12,6%. Si tratta dello stesso trio di testa uscito dalle elezioni del 6 maggio che di fatto hanno reso ingovernabile il paese.
Resta dunque molto incerto il quadro politico in vista del voto del 17 giugno, un voto che è insieme un referendum sull'euro, e un doppio turno alla francese per decidere chi guiderà Atene e come verrà sbrogliata la matassa del negoziato con la Ue che vede la sinistra radicale voler restare nella moneta unica ma contemporanemante rivedere il memorandum. I due partiti storici (ND e Pasok) invece sono intenzionati ad accettare gli accordi firmati in precedenza con i creditori internazionali, senza modifiche o quasi.
Un voto importante, con conseguenze geopolitiche, che potrebbe cambiare il quadro euopeo. È quanto afferma in un'intervista al Corriere della Sera l'ex ministro tedesco, il verde Joschka Fischer. «Per due volte nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l'ordine europeo. Poi ha convinto l'Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l'integrazione d'Europa, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo». Fischer aggiunge: «Se l'euro cade saremo noi i grandi perdenti».
«Angela Merkel - prosegue Fischer - pensa solo alla sua rielezione. Ma è un calcolo miope e fa un grosso errore. Perché sul piano internazionale é già molto indebolita. Merkel è forte finché l'economia tedesca è forte. In Germania non c'è crisi economica, ma stiamo attenti perché ci coglierà in modo brutale. Se non ci assumiamo la responsabilità di guidare l'Europa insieme fuori dalla crisi, saranno guai grossi, perché noi saremmo i grandi perdenti, sia sul piano economico che su quello politico». Il quadro europeo è ora cambiato dopo la sconfitta di Nicolas Sarkozy, la Germania è sempre più isolata. I greci lo sanno e puntano al logoramento della politica tedesca dell'austerità a tutti i costi: un scelta che in tempo di recessione non fa che aggravare la crisi.
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