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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 19:20.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2012 alle ore 16:03.

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I ministri Di Paola e Giarda in Aula alla Camera (Ansa)I ministri Di Paola e Giarda in Aula alla Camera (Ansa)

La spesa da tagliare, quella che è nel mirino della spending review ammonta a «circa un centinaio di miliardi di euro, diviso tra Stato, enti previdenziali, regioni ed enti locali; è la parte di spesa che è stata valutata come potenzialmente aggredibile nel breve periodo». La stima è stata fornita dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, intervenuto alla trasmissione "A conti fatti" su Radio vaticana. E se si guarda un po' più lontano la spesa sulla quale si può intervenire «è di importi notevolmente più ampi, si può considerare oggi possa essere pari ad almeno trecento miliardi di euro». Il lavoro di revisione della spesa pubblica, ha poi aggiunto Giarda, non sta incontrando «resistenze» da parte dei ministri di spesa che anzi stanno preparando «dei progetti di ristrutturazione delle loro attività». In settimana, riferiscono fonti di governo, Enrico Bondi dovrebbe presentare la propria relazione al Comitato interministeriale presieduto dal premier Monti.

L'obiettivo? Meno tasse ed emettere meno titoli del debito pubblico
La revisione della spesa, ha ricordato Giarda, è un'operazione con cui si cerca di «portare alla luce sprechi e inefficienze» con l'obiettivo di far pagare qualche tassa in meno e emettere meno titoli del debito pubblico.

«È tutto il comparto da rivedere»
Chiedersi quali sono i settori nei quali ci sono gli sprechi maggiori di denaro pubblico è, secondo il ministro, «una domanda difficilissima». «Non ci sono posti, sezioni dove si annidano sprechi maggiori ma - ha spiegato Giarda - è proprio tutto il comparto che va rivisto e analizzato».

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