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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 19:00.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2012 alle ore 15:30.

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Decine di persone hanno partecipato in mattinata a Roma alla marcia per Emanuela Orlandi, organizzata dal fratello Pietro per chiedere «verità e giustizia» a 29 anni dalla scomparsa della ragazza, avvenuta nel giugno del 1983. La marcia è partita dal Campidoglio, dove sul palazzo Senatorio è stato srotolato un grande striscione con la foto della giovane e la scritta «Verità per Emanuela Orlandi». Il corteo si è poi concluso a San Pietro poco prima delle 12, dove i manifestanti hanno assistito all'Angelus di Benedetto XVI. Poiché il Papa non ha citato nei saluti il nome della ragazza scomparsa, è scattata la contestazione da parte dei manifestanti, che hanno urlato «vergogna» e gridato più volte il nome della donna scomparsa. «Dobbiamo agire per difendere la giustizia in Italia ma anche la credibilità della Chiesa», afferma Pietro Orlandi, fratello della giovane scomparsa.

Gotti Tedeschi sceglie di mantenere un profilo basso
Tra i capitoli da chiarire c'è anche quello della sfiducia al banchiere cattolico Ettore Gotti Tedeschi, che era al vertice dello Ior, la banca del Vaticano. Dopo la pubblicazione del documento redatto dal board dello Ior contro l'ex presidente, l'economista continua a mantenere un profilo basso. «Non chiedetemi nulla, per favore». Raggiunto telefonicamente, replica in questo modo alla richiesta di un commento sulla pubblicazione del memorandum - un vero e proprio j'accuse con una lunga lista di addebiti - con cui il board dello Ior, la banca del Vaticano giovedì lo ha sfiduciato. Persone a lui vicine dicono che l'economista cattolico è «molto amareggiato» per l'ulteriore sviluppo avvenuto con la pubblicazione del memorandum firmato da Carl Anderson, uno dei quattro membri del cda. Gotti Tedeschi è combattuto interiormente tra l'ansia di spiegare la sua verità e il non voler turbare il Papa. Tuttavia, «prevale il suo amore per la Chiesa», spiegano, «soprattutto perchè sa che se parlasse pubblicamente alimenterebbe ulteriormente una vicenda che fa il danno della Chiesa e del Papa».

I manifestanti per Emanuela Orlandi: torniamo a casa delusi
«Siamo arrivati qui da tutta Italia - commenta una signora che ha partecipato alla marcia per Emanuela Orlandi - per sentire dalla bocca del Papa il nome di Emanuela, ma anche questa volta torniamo a casa delusi. C'è qualcosa che non va, e che intanto qui c'è una famiglia che soffre e un mistero che ancora non trova pace». «Benedetto XVI ha salutato di tutto e di più - interviene una ragazza - addirittura gli sportivi che praticano il tiro con l'arco. Questo mi sembra davvero uno schiaffo per Emanuela Orlandi. Non il primo, e credo, neanche l'ultimo se si continuerà questo tipo di atteggiamento dal Vaticano».

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