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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2012 alle ore 15:22.

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Per Atene è ormai tempo di abbandonare l'euro. Lo afferma la Bild, il popolarissimo e influente tabloid tedesco diffuso in 5 milioni di copie (ossia più di tutti i quotidiani italiani messi assieme). I greci, si legge nell'editoriale firmato ieri da Nikolaus Blome, stanno saccheggiando i loro conti in banca, le importazioni nel Paese non sono più garantite, si moltiplicano le voci su nuove dracme stampate segretamente e le forniture di energia non vengono più pagate. «La Grecia si sta sfaldando - scrive l'editorialista, sottolineando che lo Stato greco deve «essere ricostruito, come in un paese in via di sviluppo». «Qualcuno tra i leader dell'eurozona dovrebbe finalmente dire ai greci la verità: - conclude Blome - questo nuovo inizio può essere raggiunto con un primo passo radicale e questo significa lasciare l'euro».

Il destino dell'euro greco è legato alle elezioni del 17 giugno. Venerdì è stato l'ultimo giorno per la pubblicazione dei sondaggi d'opinione (che però continueranno a essere condotti per conto dei partiti o per i mezzi d'informazione, senza essere diffusi). Due sono i partiti in lotta per il primo posto: Nea Dimocratia, di centro destra, e la Coalizione delle Sinistre (Syriza, radicale), con quest'ultima che mostrerebbe una maggiore tendenza a salire nelle preferenze degli elettori. È il partito che dell'antieuropeismo ha fatto una bandiera. Sempre venerdì il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha annunciato di voler annullare il memorandum firmato con Unione europea e Fondo Monetario internazionale sugli aiuti e le misure di austerità. «Il pacchetto di salvataggio deve essere implementato o cancellato, noi chiediamo che il voto del 17 giugno cancelli il salvataggio», ha detto.

Ma quanto costerebbe ad Atene l'abbandono dell'euro? La Banca nazionale greca ha provato a fare i conti in un report diffuso pochi giorni fa, a due settimane dal voto (non a caso). Il quadro che ne esce è drammatico: il reddito medio precipiterebbe del 55% da 19.400 euro ad appena 8.700 euro lordi annui, meno che nei Paesi più poveri dell'Est Europa. Depositi bancari e valore degli immobili si dimezzerebbero. Il Pil precipiterebbe di un quarto e il tasso di disoccupazione volerebbe al 34%, con un'inflazione in rialzo del 32 per cento. E la nuova dracma? Subirebbe una svalutazione di oltre il 65%.

L'esito più probabile della telenovela però, secondo Moody's, non è ancora quello di un'uscita della Grecia della moneta unica. Anche se «è possibile» che dopo le elezioni del 17 giugno il pericolo diventi ancora più tangibile.

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